venerdì 16 novembre 2007 |
Lettera aperta a tutti i cattolici democratici impegnati in politica |
"Ci presentiamo nela vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi principi del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni identità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nella forza dell'organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici". .......Affermava don Luigi Sturzo. L'Italia era divisa, in preda ad una deriva di valori che ne avrebbe compromesso la crescita, lo sviluppo, la modernizzazione. La nazione rispose positivamente come fa ogni volta quando si trova di fronte a seri e gravi condizioni. Oggi, paradossalmente, ci troviamo nelle medesime condizioni del 1919 solo che nel nostro tempo dobbiamo combattere un nuovo pericolo: il relativismo, strana parola invocata ogni qual volta bisogna scardinare o negare i valori su cui la nostra società, e non solo la nostra, si basa. A questo si aggiunga la voglia di mantenere in vita, per dire vero solo di alcune potenti lobby, di un bipolarismo anomalo che, ha detta di tutti, va cambiato ma che, nei fatti, nessuno si appresta a modificare pena una campagna di diffamazione e di volgarità tale da evocare alcuni regimi più o meno recenti. Cosa ha prodotto 15 anni di sistema bipolare? Nulla se non, forse, una stabilità ambigua dove tutto è immobilismo. Infatti, se è vero che qualche governo è durato l'intero arco della legislatura, è altrettanto vero che la mancanza di un disegno politico di alto respiro, essendo i due poli solo un agglomerato elettorale fatto o contro qualcuno o, semplicemente, per vincere le elezioni, ha causato una inattività frutto di veti da parte di formazioni che nulla hanno a che spartire con i compagni di cordata essendo distinti e distanti sia sui valori che sulle grandi scelte. Mentre, invero, coloro che per storia, cultura e tradizione, si ritrovano sulle stesse posizioni sono costretti, per una logica perversa, frutto di disegni studiati sulla testa dei cittadini, a stare su fronti opposti nel disagio costante e quotidiano. E questo perché i novelli partiti e partitini italiani nascono non sulla condivisione di programmi e valori ma attorno a qualche figura carismatica, o presunta tale, con la consapevolezza che una piccola percentuale, da prefisso telefonico, può decretare la vittoria o la sconfitta elettorale di uno schieramento causa lo scellerato sistema elettorale cui siamo piombati in un determinato periodo storico che, senza dubbio e scevri da ogni sentimento di rivalsa o di rivincita, va riscritto politicamente se, realmente, vogliamo uscire da questa crisi strisciante fatta di negazioni e di accuse volte alla delegittimazione dell'avversario, ciunque esso sia. Troppe volte, negli ultimi quindici anni, abbiamo scrificato la rappresentatività popolare, sale della democrazia, sull'altare di una falsa stabilità che non garantisce la governabilità, rimanendo la stessa in balia dei partiti che compongono la, coalizione vincente. Se a questo aggiungiamo, come si diceva, che la stessa è composta da realtà distinte e distanti sulla visione complessiva sia del modello di governo che di programma, va da se che è vero che si completa l'intero arco quinquennale ma nella completa inefficienza amministrativa e riformista ripiegando sulla quotidianità dell'azione senza la possibilità di attuare un progetto strategico di sviluppo. Questo anche a livelli amministrativi dove, con la elezione diretta dei Sindaci (vedi Incalza) e dei Presidenti di Province (vedi Errico), se da un lato si garantisce la piena consigliatura, dall'altro si spoglia, in maniera lampante, il ruolo dei Consiglieri che sono i rappresentanti delle popolazioni relegandoli a ruoli privi di ogni possibilità decisionale stante lo scollamento tra gli organi. Del resto sia i Sindaci che i Presidenti, da un lato sventolano la loro elezione diretta come un rapporto privilegiato tra gli stessi e gli elettori, dall'altro l'arma del ricatto del ritorno alle urne a seguito delle loro dimissioni. E il baratro tra i cittadini e le Istituzioni si fa sempre più largo e difficile da ricomporre. Cosa fare allora. Avremmo bisogno di un nuovo appello ai Liberi ed ai Forti, un appello rivolto a tutti coloro che, come noi, condividono gli stessi valori e le stesse idee, a tutti coloro che, fino a qualche anno fa, condivideva la stessa esperienza politica che, nel bene e nel male, tra poche ombre e molte luci, ha garantito lo sviluppo e la libertà della nostra nazione. Un appello ad unirci sui grandi temi etici che sono il nostro biglietto da visita, la nostra carta d'identità e sui quali i due poli-farsa si sfaldano come neve al sole facendo risaltare tutte le contraddizioni interne. Un appello a tutti coloro che si ritrovano nella nostra storia, nella nostra cultura, nella nostra tradizione ancorata ai valori, perenni, del Magistero Sociale della Chiesa. Sappiamo che il lavoro di scomposizione e ricomposizione dei poli è un percorso lungo e difficile ma siamo altrettanto coscienti che c'è necessità che questo accada riportando la politica nei giusti binari, quelli universali dove non "un" ma "il" centro, formato dalla cultura democratico-cristiana e laico-liberale si contrappone ad una socialdemocrazia formata dalla cultura socialista e laico-radicale. Noi ce la stiamo mettendo tutta. Affermava uno dei padri della patria, Alcide De Gasperi: "solo se uniti saremo forti, solo se forti saremo liberi". Facciamo si che i cattolici impegnati in politica tornino ad essere uniti per essere forti e quindi liberi. Deve essere un impegno, ma prima di tutto un dovere nei confronti del nostro futuro.
Giovanni Guarini Commissario Democrazia Cristiana - Mesagne |
posted by segreteria Dc @ 12:55 |
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