Sito Ufficiale della Democrazia Cristiana Mesagne: Il Grillo che fa il politico a noi non piace
 
 
venerdì 16 novembre 2007
Il Grillo che fa il politico a noi non piace
L'altra sera ho trovato tra i DVD che non ero riuscito ancora a guardare quello di un filmino con Robin Williams del 2006, “L’uomo dell’anno”. Nulla d’eccezionale, anzi: divertente, ma sicuramente né dissacrante né tanto meno di “denuncia”… Detto questo, procuratevelo e guardatelo.
La storia è quella di un comico televisivo (alla Daniele Luttazzi, o meglio alla David Letterman) che dopo la “boutade” di volersi candidare alle presidenziali americane all’interno del suo spettacolo di soft-satira, si propone realmente come candidato indipendente e poi... Poi vedetevelo voi, e fateci sopra le dovute riflessioni: Riflessioni che Williams e Levinson (il regista) con buona probabilità non volevano stimolare, ma che in questo preciso momento, con la “discesa in campo” del Grillo nazionale, vi verranno spontanee e si riveleranno preziose a guardarlo e giudicarlo con altri occhi ed occhiali.
Ormai l’avete capito, il Grillo che fa il politico a noi non piace.
Per essere più precisi, a noi non piace per nulla la piega che negli ultimi quindici anni ha preso la società italiana, anzi ci fa schifo, ma in particolare il Grillo che si erge ad “arbiter elegantiorum” della politica tricolore, carico di veleno al sapor di populismo, fa rabbia e paura.
Si, paura!
Paura, perché è ora che ci rendiamo conto dei limiti, delle debolezze e dei pericoli che si ergono in un paese di fatto controllato dai media, e che ha perso i valori preziosi alla base della società, come ormai accaduto più o meno in tutte le cosiddette democrazie occidentali: in Italia non esiste più un ben chiaro confine tra la politica e lo spettacolo, tra le sedute del parlamento e le passerelle di “Striscia”, tra le parole, le idee di un leader politico e quelle di una velina in un salotto televisivo...
Paura, perché non sono i Rom “Il Problema” con la P maiuscola di questo paese, e perché dobbiamo prender coscienza che chi afferma che Internet è la vera democrazia (lo stesso Grillo che fin pochi anni fa apriva i suoi spettacoli sfasciando personal computer…) non ha capito un bel nulla di cos’è la democrazia, di cos’è Internet (e di come la rete può essere controllata, moderata, usata) e o ha perso la zucca e pensa di essere il messia (bisognerebbe fra l’altro avvertirlo che questo ruolo è già occupato da colui che egli chiama “lo Psiconano”), o è in cattiva fede, o entrambe.
Paura, perché in quello che Grillo dice, urla, vomita alle piazze piene di gente arrabbiata, c’è tanto, troppo populismo, e con il populismo non si risolvono le magagne di una società che va allo sbando perchè il modello sociale imperante e propinato dai media si basa sul nulla, su valori senza radici, su pensieri senza consapevolezza, su idee di un futuro immaginato che rinnegano il passato.
Paura, perché pur essendo consapevoli che non c’è per questa società miglior dittatura di quella della “non scelta” in cui oggi siamo già affogati tutti noi occidentali, quelle di Grillo sono generalizzazioni che portano ad aumentare ulteriormente le tensioni sociali, le contrapposizioni e la voglia di “Tanto peggio tanto meglio”, di “Piove, governo ladro!”.
Paura, perché certi artifizi mediatici di Grillo li abbiamo già visti quindic’anni fa gridati da Bossi e i suoi, ma alla fine si sono rivelati solo un placebo zuccherino utile a cambiare gli uomini sugli scranni, ma non il comportamento degli uomini sugli scranni.
Paura, e questo bisogna che qualcuno lo dica senza peli sulla lingua, perché populismo è sinonimo di fascismo, di peronismo, di stalinismo, di nazismo, di totalitarismo! È sinonimo di masse accecate dalla rabbia, dalla disperazione, dalla miseria, guidate dal pifferaio magico a spasso dove il pifferaio più desidera, come nei “due minuti d’odio” del 1984 di George Orwell.
Invece ci piacerebbe un Grillo (parlante e non urlante) che dicesse che la società italiana è alla frutta, e che è alla frutta perché gli italiani (noi!) ci siamo fatti frullare il cervello dai media che propongono una società “low profile”, “low cost” e “low work”, basata sui soldi ma senza il lavoro; su carriere folgoranti e successi facili ma senza competenze, istruzione e capacità; su diritti ma senza doveri; sulla libertà ma senza rispetto e responsabilità verso sé stessi, verso il prossimo, verso le future generazioni.
Ci piacerebbe un Grillo che fosse capace (e se lo vuole, lo è!) di parlare e di convincere che si deve ricominciare dall’impegno e dall’esempio, da noi che diventiamo consapevoli dei nostri diritti e doveri fondamentali, e che le cose le possiamo cambiare, ma solo piano piano iniziando dai rapporti che ci circondano e dall’eticità del nostro comportamento.
Non si cambia in meglio l’Italia portando da un giorno all’altro a Montecitorio i ragazzi di Piazza Maggiore: abbiamo visto troppi “rivoluzionari” (a destra e a sinistra) che hanno iniziato in maniche di camicia logora e che ben presto si sono abituati a pensare e fare secondo le logiche della grisaglia e della cravatta di cashmere.
Non si cambia l’Italia cambiando le persone che ci governano (bene o male), si cambia l’Italia solamente cambiando gli italiani... ed iniziando dalle piccole cose.
Chiudo con le parole di Robin Williams: “Un buffone non governa il regno, si prende gioco del re”.

Giovanni Guarini, commissario DC - Mesagne
posted by segreteria Dc @ 20:11  
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