martedì 27 novembre 2007 |
INTERVISTA ALL'ON. UGO GRIPPO |
Berlusconi non invoca più il voto immediato ma apre al dialogo arrivando ad ipotizzare la formazione di un governo di larghe intese per varare la legge elettorale. Che lettura dà di tale inversione di rotta?
Nel momento in cui Berlusconi si è, con soddisfazione per quanto ci riguarda, convertito al proporzionale mi sembra inevitabile ricercare una larga intesa per modificare la legge elettorale. Che senso avrebbe il contrario? Soltanto una legge elettorale proporzionale con un adeguato sbarramento consentirebbe il superamento di tanti partiti quanti ne registriamo oggi. La Democrazia Cristiana auspica ancora una conversione: quella della reintroduzione della preferenza (così come si votò nel 1992. Soltanto così partiti e candidati potranno essere autentiche espressione degli elettori.
Veltroni è da sempre sostenitore di dialogo e riforme.Giura che non si voterà nel 2008. Il confronto con Berlusconi della prossima settimana potrebbe fargli cambiare idea?
Ritengo che Veltroni sia addirittura più interessato dello stesso Berlusconi a votare il più presto possibile. Oggi è il Segretario eletto sotto la spinta plebiscitaria dei cittadini con organi dirigenti quasi nominati, pletorici e quindi potrebbe predisporre liste di candidati quanto più osservanti possibili. Un ipotetico asse tra Berlusconi e Veltroni ha spinto qualcuno a parlare di "inciucio". I due sembrano concordare sulla bontà di un sistema proporzionale in grado di mantenere un bipolarismo fatto di due forti partiti (Pd e il Pdl). Quale migliore occasione. Andrebbero ad occupare l'uno l'area un tempo propria della DC e l'altro quella del PSI di Craxi. Tutti gli altri dalla balena bianca in fase di nascita, UDC, SDI etc potrebbero coprire gli spazi un tempo dei cosiddetti partiti laici (PLI - PRI - PSDI)
Quali potrebbero essere, in questo scenario, le contromosse di Casini e Fini? I due leader rischiano di rimanere ai margini di questo schema bipolare?
Potrebbero occupare lo spazio marginale un tempo dei partiti laici. Ma Fini potrebbe recitare un ruolo più consone alla sua stessa formazione culturale tentando di organizzare la destra. Salvo beninteso che non convengano di rientrare nei ranghi sotto il manto protettivo del Cavaliere.
Nel quadro della scomposizione e ricomposizione dei Poli, il centro è tornato ad essere un polo d'attrazione. Ha cominciato il Cavaliere con la nascita del Pdl (che ha però la colpa di aver aperto alla destra estrema di Storace), poi la Cosa Bianca di Baccini e Tabacci. Il partito che lei rappresenta aspira ad una collocazione nuova? Quale?
Il Cavaliere dovrà ripensarci per quanto riguarda l'alleanza con la destra di Storace. Altrimenti non avrebbe titolo a coprire l'area di centro e il suo schieramento rischierebbe in credibilità e darebbe l'impressione di avere costituito un movimento puramente elettorale. Il ruolo di An. Dopo la scissione con Storace, Fini è combattuto tra l'adesione al centro e le resistenze che gli vengono dal partito sul territorio. Angelo Sanza, democristiano di lungo corso e anima cattolica di Forza Italia, ha detto addio a Berlusconi e immagina scenari futuri per An e Udc sotto il segno del Ppe. Ripeto secondo me o Fini rientra rapidamente nei ranghi o non gli resta che organizzare un partito di destra. Altrimenti sarà inevitabilmente fuori gioco. Alcuni rumors danno Alleanza Nazionale attratta dall'idea di una competizione al centro con Berlusconi, competizione che passa anche per l'interlocuzione con tutti i soggetti alternativi alla sinistra, primo fra tutti l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, ma anche l'Udeur, la Dc.
Ma che significato avrebbe un accorpamento da Di Pietro,Udeur, DC, etc?
Per quanto ci riguarda siamo disponibili ad allearci con il Cavaliere a condizione che l'area sia quella di centro, dove è scritta la nostra storia, al fine di poter mantenere la nostra autonomia e dare visibilità al nostro simbolo.
Articolo del quotidiano "Idea Democratica" |
posted by segreteria Dc @ 10:07 |
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