Sito Ufficiale della Democrazia Cristiana Mesagne: Lettera Aperta
 
 
giovedì 22 novembre 2007
Lettera Aperta
Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di una nostra concittadina che risiede in provincia di Modena.


Mesagne - Porta Nuova

Ero in ufficio nella pausa pranzo e per passare il tempo, pervasa da quella quotidiana malinconia per il mio paese d’origine, sono andata a cercarlo attraverso gli incredibili mezzi tecnologici di cui oggi siamo forniti: internet.
Sono andata sul motore di ricerca ed ho digitato quella sequenza di vocali e consonanti, che per me sono più del nome di un luogo geografico, sono più di un suono, sono Mesagne, tutta la mia storia, i miei affetti, il mio modo di essere.

Forse, chi non si è mai dovuto allontanare tanto e definitivamente dalla propria terra non può capire che non è cosi scontato restare e vivere dignitosamente, con la garanzia del riconoscimento dei diritti fondamentali, che suppongo tutti conosciamo.

Io appartengo agli emigranti degli anni 2000, che malgrado godano di migliori condizioni formali, non sono tanto diverse dagli emigranti di 50 anni fa: ancora oggi la maggior parte delle motivazioni che muove questa gente è la disperazione per la mancanza di un lavoro.

Si genera in essi una sorta di odio e amore verso la propria terra; da un lato l’amore incondizionato per il posto dove si è nati e dove la natura è generosa di bellezza; dall’altro la rabbia per un tessuto
sociale individualista e cieco di fronte alle risorse disponibili, fatto soprattutto di gente impegnata a prendersi cura esclusivamente delle proprie “cose“, chi attraverso il linguaggio della politica, chi attraverso la ricerca di canali di conoscenza e clientelismi per sistemare i propri cari, facendo appello a quel politico o a al funzionario pubblico di turno.

Ma queste vicende le conosciamo bene, anche se i fatti sono ancora lontani dal risolvere l’antica ma attualissima “questione meridionale”, visti i risultati.

Digitando Mesagne, mi sono trovata davanti una serie di siti che la citano, sui quali si danno le informazioni inerenti all’attualità della vita cittadina. E ho ritrovato anche un carissimo amico, Giovanni Guarini.

Così i ricordi mi hanno portata indietro di circa un decennio, alle mie ultime elezioni a Mesagne, a cui, tra l’altro, partecipai attivamente. Fu, tutto sommato, una bella esperienza alla cui causa cominciavo a crederci. Ma tutto finì li, per me.

La cosa più bella che ricordo è il risveglio che viveva in quel periodo la nostra città, sempre un pò sornione e monotona. Si scopriva una vivacità che non aveva eguali in altri momenti: manifestazioni di coscienze sociali, iniziative, proposte, eventi; una vera festa tra il
politico-culturale e il folkloristico, che si protraeva per settimane con gli altoparlanti che ad ogni ora scandivano un appuntamento da non perdere con personalità pubbliche o qualche importante autorità locale.

Chissà se c’è ancora quell’atmosfera oggi. Non lo so. L’unica certezza che mi è data entrando nel sito in cui si parla delle elezioni, che c’è una rosa di papabili candidati a sindaco. Peccato non aver trovato uno spazio dove si possano esprimere delle considerazioni pubbliche un pò più ampie, dati gli strumenti a disposizione.

Ciò che voglio dire è che dai nomi mi pare che non ci siano delle grandi novità, anzi c’è qualcuno che ai miei tempi era già fuori e che sembra sia stato “riesumato”.

La mia convinzione, resa più forte dal quadro trovatomi di fronte, è che il tempo in quell’angolo di mondo si sia fermato. Mi sembra che non ci sia stato alcun avanzamento da nessun punto di vista, a parte qualche centro commerciale di troppo piazzato in mezzo agli ulivi e i ragazzini che sembrano usciti dal “Grande Fratello”. Ma questa è un’altra storia.

Il problema, secondo il mio modesto parere, è che chi occupa un posto nella politica (nel piccolo di una realtà di paese, come nel grande di un contesto nazionale) difficilmente si schioda per permettere di sperimentare con il ”nuovo“ la possibilità del miglioramento sperato, ma
non ancora ottenuto.

Tra l’altro, il continuo e persistente spopolamento per via della già citata “questione meridionale” nega la possibilità di avere un’alternativa alle figure ormai storiche della politica locale ai quali, visti gli scarsi risultati ottenuti, sarebbe legittimo suggerire di rivolgersi ad altre attività.

Forse non ci si rende bene conto delle difficili condizioni di quella realtà, da cui ho dovuto andar via, ma che emotivamente mi sento di appartenere ancora.

Sicuramente bisogna riconoscere che il contesto generale in cui si muove una città come Mesagne è difficile, ma forse si potrebbe fare qualche sforzo in più.

Questa mia lettera aperta non ha alcuna pretesa, forse serve a me stessa per sfogare la piccola rabbia che mi porto dentro; garantisco che non sono l’unica a provarla: con me c’è un esercito numeroso, quello che fluisce lungo le autostrade creando le code durante i ponti e gli esodi estivi.

La mia è una “voce” tra le centinaia di migliaia, che non hanno scelto di essere su quell’autostrada diretti in quelle città dove, sebbene gli è stato riconosciuto quel diritto negato, si sentiranno sempre un po’ estranei.

Mi piace pensare che ogni candidato o candidabile sindaco, leggendo, che sia l’imprenditore un po’ sfruttatore, o l’impiegato pubblico che si è fatto “mantenere” dallo Stato, o il politico nato che si è guadagnato la posizione col clientelismo, o il professionista che per avere i consensi fa leva sulla sudditanza dei propri clienti o assistiti, o l’intellettuale populista per cui la parola popolo è solo un ideale studiato sui libri di storia, percepisca per un attimo, il tempo di questa lettura, la concreta condizione della realtà in cui chiede di operare, placando i miseri litigi da “comare” per la
“poltrona”, i pensieri di gloria e qualsiasi causa personale e guardi alla gente che soffre per i figli portati lontano dalle necessità, con tutti i disagi connessi, solo perchè non sono stati in grado di trovare il giusto “sponsor”, come è successo a me che, forse, l’amore per la mia appartenenza mi ostinerebbe ancora a cercare.

Sarebbe sbagliato, e questo dovrebbero capirlo i politici e gli elettori, vittime e carnefici al tempo stesso: bisogna svegliare quella coscienza che allarga gli orizzonti oltre le proprie mura e opporsi a chi ostacola le iniziative pulite e costruttive. Per ogni figlio che si salva, quanti devono ancora pagare?

La mia pausa è finita, torno a lavorare e auguro anche a voi un cosciente buon lavoro.

Lettera Firmata

RINGRAZIAMO VIVAMENTE ROSY, E LE INVIAMO UN SALUTO TUTTO "MESAGNESE".. CONDIVIDIAMO QUASI TUTTO DI CIO' CHE DICI, MA SIAMO COMUNQUE MOLTO FIDUCIOSI NEL DOMANI. FORSE SAREMO DEGLI ILLUSI, MA CREDIAMO CHE NON BISOGNA ARRENDERSI, MAI.
posted by segreteria Dc @ 10:52  
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