mercoledì 21 novembre 2007 |
Libertas, la vicenda infinita di un simbolo e di una storia |
A qualche giorno dall’approvazione al Senato della Legge Finanziaria, mentre tutte le formazioni politiche, nessuna esclusa, si dicono soddisfatte per il contenuto della manovra, il Partito di Giuseppe Pizza, la Dc, celebra lo stralcio di un articolo che, se fosse passato, avrebbe di fatto impedito agli eredi della Democrazia Cristiana di utilizzare lo storico simbolo dello scudo crociato. Ha qualcosa da aggiungere sull’argomento l’ufficio politico del Partito, attraverso l’Onorevole Ugo Grippo. D.: Avete superato un grande ostacolo ottenendo lo stralcio dell’art. 18 bis della finanziaria che vi avrebbe privato del simbolo dello scudo crociato e della denominazione “Democrazia Cristiana”. R.: Certo dobbiamo essere grati in primis al Presidente della Repubblica e poi a quelle forze politiche che hanno ritenuto sostenere le nostre buone ragioni stralciando un articolo aggiuntivo che, per la mia lunga esperienza parlamentare, ritengo anche non pertinente nella finanziaria anche se giustificato da una modesta posta di bilancio. Detto articolo, per quanto ci riguarda, era in palese violazione con la carta costituzionale, avrebbe determinato non pochi conflitti di competenza. Difatti il tribunale di Roma con sentenza esecutiva del 25/09/2006, confermata successivamente anche dalla Corte d’Appello del 29/01/2007 ha stabilito che l’uso della scritta “Democrazia Cristiana” e del simbolo dello Scudo Crociato con la scritta “Libertas” può essere utilizzato solo dal nostro Partito, vietandone l’esposizione a qualsiasi altra formazione politica. D.: Ma si dice che all’U.D.C. ed alla Democrazia Cristiana per le Autonomie che fa capo all’On. Rotondi non sia stata mai notificata tale sentenza e che non si sia mai avviata la procedura di sequestro del simbolo e della scritta Democrazia Cristiana. R.: Non mi risulta. Ho più di una volta ufficialmente posto tale domanda ai responsabili del Partito (segretario amm/vo e politico) e mi è stato confermato che tali procedure erano state messe in atto. D.: Ma veniamo alle questioni più politiche. Si dice che dopo la negativa esperienza vissuta nel centrosinistra, avendo dato a Prodi circa 80.000 voti nella ultima competizione elettorale politica consentendogli di vincere, non abbiate avuto alcun riconoscimento ed ora dopo aver ribadito negli organi di Partito la rottura definitiva con il centrosinistra vi apprestiate nuovamente a ritornare sotto il manto protettivo di Prodi, tramite il vostro tutore Angelo Rovati e l’On. Mastella. R.: A me non risulta che la Democrazia Cristiana abbia un tutore. Rovati è un amico del Segretario Pizza e basta! Se dovessi immaginare che il Partito fosse sotto tutela di chiunque non esiterei a dimettermi. Per quanto riguarda la linea politica noi restiamo, come abbiamo ribadito in tutte le sedi (Ufficio politico, Direzione e Consiglio nazionale), sostenitori di un centro democratico, qualora venga modificata la legge elettorale con un ritorno alla proporzionale reintroducendo il voto di preferenza, ricercando alleanze con quei partiti che si riconoscono nel P.P.E.. Qualora la legge non dovesse subire modifiche la Democrazia Cristiana non si schiererebbe più con il centrosinistra. D.: Quando parlate di centro cosa intendete dire? R.: Quando parliamo di ricostituzione di un centro intendiamo fare riferimento ad una iniziativa diretta a produrre un nuovo blocco sociale e politico sostitutivo di quello liquidato nel 1994. Ciò significa che non è pensabile parlare di centro senza pensare che una precondizione indispensabile sia l’aggregazione di forze sociali e politiche, popolari e riformiste, laiche e cattoliche. Un movimento civile dei cattolici può dar vita ad una terza esperienza organizzata dopo quella popolare di don Sturzo e della Democrazia Cristiana di De Gasperi. La costituzione di un nuovo blocco sociale e politico deve essere necessariamente legato ad un uovo modello di sviluppo con i principi più autentici delle libertà individuali e sociali, fornendo una prospettiva per le giovani generazioni, individuando nuovi percorsi per le istituzioni della solidarietà. D.: Quando parlate di partito di cattolici, parlate di un partito subordinato all’autorità ecclesiastica? R.: Niente affatto. De Gasperi sostenne fin dalla sua nascita che la D.C. dovesse essere un partito politico, laico e aconfessionale e quindi autonomo dalla Gerarchia, antifascista e democratico che accettasse le libertà moderne e la democrazia fondata sul suffragio universale. Ma sui principi cristiani che caratterizzarono la fondazione della D.C. e che lungo la strada forse anche per il lungo esercizio della gestione del potere nel Paese, si affievolirono sempre di più. Avremo occasione di ritornarci in altra occasione.
Articolo dell'On. Ugo Grippo dal quotidiano "Idea Democratica" del 20 nov.07 |
posted by segreteria Dc @ 11:52 |
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