Sito Ufficiale della Democrazia Cristiana Mesagne: LA POLITICA NON PUO' ESSERE UN DERBY
 
 
mercoledì 2 gennaio 2008
LA POLITICA NON PUO' ESSERE UN DERBY
Se si parte dalle identità si arriva alle alleanze. Dalle alleanze si arriva alle sudditanze

LA POLITICA NON PUO’ DIVENTARE UN DERBY

L’Italia ha una storia diversa da quella anglosassone limitata a due culture politiche

Crisi politica ed istituzionale del nostro paese. Era facilmente immaginabile che si arrivasse a questa situazione. Chi ragiona con il senso delle regole e con la storia centra la migliore soluzione. Il problema di oggi è l’impianto del sistema elettorale. La politica italiana non può diventare un derby. È contro il modo di essere “italiano”. Ci sono diverse identità come quella centrista e quella della sinistra riformista. Queste due rappresentano le culture moderate e più diffuse a cui si affiancano quella comunista radicale, quelle della destra democratica e quella della destra più estrema. Nel mondo anglosassone invece vi sono due grandi culture e quindi due soli partiti. Noi italiani abbiamo sfumature e sensibilità variegate e constatiamo la maggiore diffusione delle ideologie moderate che hanno permesso nella Prima Repubblica di governare per quasi cinquant’anni. Avevamo i governi di centro–sinistra a cui non partecipavano i comunisti e la destra legata al vecchio regime monocratico. Poi nacque la crisi dovuta da Tangentopoli. Il popolo era sulla scia emotiva, e su quella scia decise di introdurre il maggioritario.
Sarebbe opportuno consentirebbe l’aggregazione di più partiti secondo affinità di tipo identitario-culturale. Non penso ad un sistema bipartitico. Gli italiani l’hanno già dimostrato bocciando sia il partito unico di Berlusconi sia quello di Prodi. Una politica con due soli partiti in Italia significa una politica che va contro la natura dei cittadini. Facilita maggiormente nella vita pratica i possessori di mezzi finanziari a ricoprire i posti pubblici da cui si gestisce il nostro bene comune. Il sistema elettorale entrato in vigore dal 1994 al 2005 ha premiato le alleanze dei due poli nella direzione degli estremisti. Siano comunisti o leghisti. Queste due coalizioni si compongono non secondo programmi sinceramente condivisi ma solamente per produrre voti senza produrre governo. Si creano le alleanze dopo aver trovato il comune nemico e non in base alle identità culturali. Il risultato è che si sono moltiplicati i nemici e diviso le alleanze. Si cerca e si paga l’alleato il giorno prima per vincere, lo si perde il giorno dopo per governare. Sono venuti così a galla gli interessi particolari e soprattutto gli interessi forti. L’Italia è perciò da anni immersa in una guerra delle due rose, cioè a un derby che non piace a nessuno. Conviviamo in questi partiti diventati dei club privati e personali in cui il pensiero del leader è tutta la coscienza critica del movimento politico. Ecco spiegare l’allontanamento della gente dai partiti. Oramai la partecipazione si è limitata all’atto del voto e ancora peggio cresce, seppur di poco, l’astensione. Allora è opportuno premiare la coalizione più votata a cui sarà assegnata il premio di maggioranza (i referendari del Prof. Guzzetta lo vorrebbero dare al partito con più voti), impostare il sistema proporzionale per far si che si creino coalizioni omogenee e infine introdurre le preferenze.

(Antonino Alfano)
posted by segreteria Dc @ 16:48  
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