Sito Ufficiale della Democrazia Cristiana Mesagne: Dc sempre più vicina al PdL
 
 
mercoledì 27 febbraio 2008
Dc sempre più vicina al PdL
La Chiesa, si sa, non si schiera il 13 aprile e non pare interessata a ricompattare i cattolici italiani sotto un unico partito. E' però sempre più visibile l'insoddisfazione e l'insofferenza per come i cattolici, i loro valori e i loro ideali, sono stati "garantiti" in Italia dal sistema bipolare. Sistema che, specie in una possibile traduzione bipartitica va liberamente a caccia nella vasta e mal custodita prateria degli elettori di centro, quasi tutti cattolici.

L'attuale legge elettorale premia il bipolarismo e le scelte di Veltroni e poi quelle di Berlusconi per il bipartitismo rendono impossibile la costruzione di un grande partito moderato centrista. Quindi, inutile negarlo, cresce nel clero e nei credenti, la nostalgia della Democrazia Cristiana, il partito laico che nei suoi alti e bassi per 50 anni ha governato l'Italia ed è stato capace di "garantire" il Vaticano e tutelare politicamente il cattolicesimo e chi lo ha praticato.

Ecco perchè Silvio Berlusconi ha colto al volo la preoccupazione della gerarchia ecclesiastica che "non gradisce" la scomparsa del simbolo dello scudocrociato e che non è rimasta indifferente allo strappo di Casini e alle sue imprevedibili conseguenze. Fuori l'UDC, il leader del nascente PDL ha fatto di tutto per avere come nuovo partner un altro partito scudocrociato, anzi, il partito dello Scudocrociato per eccellenza.
Le trattative sono andate avanti in gran segreto.

A meno di fatti imprevedibili, l'operazione è oramai data per certa e il Cavaliere porta a casa un risultato significativo politicamente e forse anche sotto il profilo elettorale. Si tratta di un patto con la Democrazia Cristiana di Piazza del Gesù, l'unica vera DC che può legittimamente fregiarsi di questa dicitura ed esibire il simbolo con la scritta "libertas", così giura il segretario Pino Pizza, perché così ha deciso una sentenza esecutiva della Corte d'Appello di Roma del 24 gennaio 2007 dopo una battaglia giudiziaria durata tutto l'arco della seconda Repubblica. "E' l'UDC - rincara la dose il Professor Pizza - che continua ad utilizzare lo Scudo crociato in modo illegittimo". Cioè fuorilegge. Per Casini un grattacapo non da poco. Una leccornia per il Cavaliere, che adesso potrebbe spingere Pizza (mite ma coriaceo) a richiedere una azione di sequestro del simbolo usato fin qui dall'UDC.

Intanto spuntano insinuazioni maliziose: c'è chi dice che Pizza ha ceduto la Democrazia Cristiana a Berlusconi per un piatto di lenticchie. Ma da Piazza del Gesù ostentano la sicurezza dei tempi migliori. Dal suo ufficio (60 anni fa ospitava la camera da letto di Alcide De Gasperi) del settecentesco Palazzo Cenci-Bolognetti il segretario Pizza ribadisce che non c'è nessuna svendita, nessuna annessione, nessuna perdita di identità. C'è semplicemente un accordo politico per il ritorno in campo della Democrazia Cristiana di De Gasperi, Sturzo, Fanfani, Moro.
In effetti l'accordo con Berlusconi prevede un apparentamento politico, cioè l'ingresso della DC di Pizza (pronta ad allearsi con il Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo) come partito autonomo federato con il PDL, quindi con il proprio simbolo e proprie liste nel centro sud d'Italia: una "Lega", politicamente molto diversa e distinta da quella di Bossi, da presentare geograficamente da (molto) sotto il Po fino alla Sicilia. Nelle realtà scoperte, cioè al nord, alcuni esponenti democristiani indicati dalla Direzione di Piazza del Gesù, potrebbero essere ospitati ed eletti nelle liste del PDL in quota ex Forza Italia.

Per alcuni sondaggisti, il simbolo della DC vale da solo oltre il 2 per cento, quindi capace di superare la quota di sbarramento per l'ingresso alla Camera. E, con la DC in ricostruzione in tutto il Paese, l'obiettivo (ambizioso) di un milione di voti sembra essere alla portata. Sarebbe una dote decisiva per la vittoria nazionale del centro destra che così potrebbe sbancare anche al sud, Sicilia in testa.

In queste ore anche Pizza ha però le sue gatte da pelare con il fermento nei gruppi dirigenti. C'è chi teme l'abbraccio con Berlusconi come una stretta mortale. Insomma un accordo buono per riprendersi una fetta di potere ma incoerente per le differenze ideali e programmatiche con il Cavaliere. Non sono pochi a Piazza del Gesù e in periferia ad essere attratti dalla sirena della Cosa bianca, dal nuovo "grande" centro, considerato oggi più fattibile dopo lo strappo di Casini, la nascita della Rosa bianca (o Rosa d'Italia), il ko di Mastella. Ma sembrano ipotesi avventate. L'attuale legge elettorale ostacola la nascita di un terzo polo. D'altronde l'Udc e la Rosa Bianca hanno sempre risposto picche ai ripetuti inviti della DC di rimettersi tutti insieme, specie sotto lo Scudocrociato. Nelle ultime ore Casini, Pezzotta, Mastella, forse messi di fronte ai rischi della loro sopravvivenza politica, sembrano aver mutato atteggiamento a favore dell'unità centrista.

La credibilità di questi tessitori del nuovo centro è però ridotta al lumicino: fin'ora più che costruire ponti hanno innalzato muri. Oggi Casini e l'UDC, Pezzotta e la Rosa bianca hanno iniziato un percorso legittimo e meritano attenzione e rispetto ma sembrano troppo avvinti nei rispettivi personalismi e chiusi nei propri rancori.

Pertanto, stante questa realtà e deluso per i tentennamenti degli ex amici, Pizza ha sciolto ogni indugio optando per l'apparentamento con Berlusconi, anche per la comune e attiva appartenenza al PPE. Che non è poco, specie quando si tratterà nel 2009 di affrontare le elezioni europee e poi le amministrative, la cartina del tornasole rispetto ai risultati che emergeranno questo 13 aprile, una verifica, forse dirompente, per antiche e nuove alleanze.

L'obiettivo strategico della DC resta comunque quello di ricomporre la diaspora, riportare tutti i centristi moderati di matrice democristiana sotto l'unico vessillo scudocrociato. Si tratterà di capire se questo è un obiettivo possibile stando acquartierati nel campo berlusconiano. Il fallimento di Casini non è solo frutto di limiti ed errori personali. Quel fallimento è il fallimento strategico dell'impossibilità di costruire quel "centro" moderato di ispirazione cattolica all'ombra del Cavaliere. Un'ombra che si proietta adesso, pesante, sulla rientrante DC. Partito importante per tradizione ed esperienza ma, allo stato attuale politicamente ed elettoralmente più debole dell'UDC di Casini. Quindi anche più fagocitabile.
Pizza è un politico che viene da lontano, è un pragmatico, di poche parole, uno che non molla l'osso. Con questo professore, coriaceo 61enne d'Aspromonte, la DC adesso rompe l'isolamento, forse torna a giocare una partita importante altrimenti impossibile. Quanto meno ci prova. Primum vivere! Era il monito e il grido di battaglia di Craxi al Midas. Sembra oggi la parola d'ordine dei democristiani che si definiscono doc.

Massimo Falcioni
posted by segreteria Dc @ 16:46  
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