Sito Ufficiale della Democrazia Cristiana Mesagne: novembre 2007
 
 
venerdì 30 novembre 2007
NUOVA ENCICLICA DI GRANDE SPESSORE SOCIALE E POLITICO

“L’Enciclica “Spe Salvi” firmata questa mattina dal Santo Padre Benedetto XVI è un documento di grande spessore politico e sociale. Come non condividere il monito lanciato sulle questioni etiche nel progresso scientifico? E la centralità dell’uomo? “ – E’ quanto dichiarato da Giuseppe Pizza Segretario Politico della Democrazia Cristiana.
“Benedetto XVI, inoltre, ci insegna soprattutto a riconoscere gli errori commessi, base di partenza per essere più incisivi nel bene comune, e traccia un quadro realistico delle sconfitte di talune ideologie che hanno portato sofferenza e devastazione umana e culturale.”
“Credo che questo importante documento debba far riflettere tutti coloro, come noi, che intendono mettersi al servizio pubblico per contribuire a risolvere i problemi e gli affanni della società moderna.” – ha concluso Pizza.
posted by segreteria Dc @ 20:02  
Un glorioso partito di popolo di nuovo protagonista
posted by segreteria Dc @ 11:53  
Azione Cattolica

Da un tempo indefinito, prossimo ai duemila anni, esiste una istituzione: la Chiesa Cattolica Apostolica. Sfido qualunque altra istituzione a vantare la stessa longevità pur rinnovandosi nel tempo. Dopo le stupende emozioni di Prima Comunione e Cresima, esistono educatori selezionati dai sacerdoti che si prendono l’onore e l’onere di seguire un momento critico dello sviluppo dei nostri giovani ovvero l’adolescenza. Posso testimoniare personalmente, dopo trenta anni, che queste persone, questi volontari del bene, lavorano con passione, magari sacrificando il proprio tempo libero (o meglio, impiegandolo per il bene altrui). I tempi della ACR sono per gli adulti che la hanno frequentata anni luminosi e pieni di insegnamenti e piacevoli esperienze. Molti ragazzi sono stati sottratti alla strada buia della devianza con pionieristici progetti di espansione della presenza e della partecipazione anche nelle aree meno fortunate della nostra cittadina. Un grazie lo si può fornire senza dubbi sia agli educatori, sia a chi li ispira e coordina.

Daniele Morleo
da "il gazzettino di brindisi" del 30/11/07
posted by segreteria Dc @ 11:48  
martedì 27 novembre 2007
INTERVISTA ALL'ON. UGO GRIPPO
Berlusconi non invoca più il voto immediato ma apre al dialogo arrivando ad ipotizzare la formazione di un governo di larghe intese per varare la legge elettorale. Che lettura dà di tale inversione di rotta?

Nel momento in cui Berlusconi si è, con soddisfazione per quanto ci riguarda, convertito al proporzionale mi sembra inevitabile ricercare una larga intesa per modificare la legge elettorale. Che senso avrebbe il contrario? Soltanto una legge elettorale proporzionale con un adeguato sbarramento consentirebbe il superamento di tanti partiti quanti ne registriamo oggi. La Democrazia Cristiana auspica ancora una conversione: quella della reintroduzione della preferenza (così come si votò nel 1992. Soltanto così partiti e candidati potranno essere autentiche espressione degli elettori.

Veltroni è da sempre sostenitore di dialogo e riforme.Giura che non si voterà nel 2008. Il confronto con Berlusconi della prossima settimana potrebbe fargli cambiare idea?

Ritengo che Veltroni sia addirittura più interessato dello stesso Berlusconi a votare il più presto possibile. Oggi è il Segretario eletto sotto la spinta plebiscitaria dei cittadini con organi dirigenti quasi nominati, pletorici e quindi potrebbe predisporre liste di candidati quanto più osservanti possibili. Un ipotetico asse tra Berlusconi e Veltroni ha spinto qualcuno a parlare di "inciucio". I due sembrano concordare sulla bontà di un sistema proporzionale in grado di mantenere un bipolarismo fatto di due forti partiti (Pd e il Pdl). Quale migliore occasione. Andrebbero ad occupare l'uno l'area un tempo propria della DC e l'altro quella del PSI di Craxi. Tutti gli altri dalla balena bianca in fase di nascita, UDC, SDI etc potrebbero coprire gli spazi un tempo dei cosiddetti partiti laici (PLI - PRI - PSDI)

Quali potrebbero essere, in questo scenario, le contromosse di Casini e Fini? I due leader rischiano di rimanere ai margini di questo schema bipolare?

Potrebbero occupare lo spazio marginale un tempo dei partiti laici. Ma Fini potrebbe recitare un ruolo più consone alla sua stessa formazione culturale tentando di organizzare la destra. Salvo beninteso che non convengano di rientrare nei ranghi sotto il manto protettivo del Cavaliere.

Nel quadro della scomposizione e ricomposizione dei Poli, il centro è tornato ad essere un polo d'attrazione. Ha cominciato il Cavaliere con la nascita del Pdl (che ha però la colpa di aver aperto alla destra estrema di Storace), poi la Cosa Bianca di Baccini e Tabacci. Il partito che lei rappresenta aspira ad una collocazione nuova? Quale?

Il Cavaliere dovrà ripensarci per quanto riguarda l'alleanza con la destra di Storace. Altrimenti non avrebbe titolo a coprire l'area di centro e il suo schieramento rischierebbe in credibilità e darebbe l'impressione di avere costituito un movimento puramente elettorale. Il ruolo di An. Dopo la scissione con Storace, Fini è combattuto tra l'adesione al centro e le resistenze che gli vengono dal partito sul territorio. Angelo Sanza, democristiano di lungo corso e anima cattolica di Forza Italia, ha detto addio a Berlusconi e immagina scenari futuri per An e Udc sotto il segno del Ppe.
Ripeto secondo me o Fini rientra rapidamente nei ranghi o non gli resta che organizzare un partito di destra. Altrimenti sarà inevitabilmente fuori gioco.
Alcuni rumors danno Alleanza Nazionale attratta dall'idea di una competizione al centro con Berlusconi, competizione che passa anche per l'interlocuzione con tutti i soggetti alternativi alla sinistra, primo fra tutti l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, ma anche l'Udeur, la Dc.

Ma che significato avrebbe un accorpamento da Di Pietro,Udeur, DC, etc?

Per quanto ci riguarda siamo disponibili ad allearci con il Cavaliere a condizione che l'area sia quella di centro, dove è scritta la nostra storia, al fine di poter mantenere la nostra autonomia e dare visibilità al nostro simbolo.

Articolo del quotidiano "Idea Democratica"
posted by segreteria Dc @ 10:07  
giovedì 22 novembre 2007
Articolo dal giornale FAMIGLIA CRISTIANA
posted by segreteria Dc @ 19:42  
Lettera Aperta
Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di una nostra concittadina che risiede in provincia di Modena.


Mesagne - Porta Nuova

Ero in ufficio nella pausa pranzo e per passare il tempo, pervasa da quella quotidiana malinconia per il mio paese d’origine, sono andata a cercarlo attraverso gli incredibili mezzi tecnologici di cui oggi siamo forniti: internet.
Sono andata sul motore di ricerca ed ho digitato quella sequenza di vocali e consonanti, che per me sono più del nome di un luogo geografico, sono più di un suono, sono Mesagne, tutta la mia storia, i miei affetti, il mio modo di essere.

Forse, chi non si è mai dovuto allontanare tanto e definitivamente dalla propria terra non può capire che non è cosi scontato restare e vivere dignitosamente, con la garanzia del riconoscimento dei diritti fondamentali, che suppongo tutti conosciamo.

Io appartengo agli emigranti degli anni 2000, che malgrado godano di migliori condizioni formali, non sono tanto diverse dagli emigranti di 50 anni fa: ancora oggi la maggior parte delle motivazioni che muove questa gente è la disperazione per la mancanza di un lavoro.

Si genera in essi una sorta di odio e amore verso la propria terra; da un lato l’amore incondizionato per il posto dove si è nati e dove la natura è generosa di bellezza; dall’altro la rabbia per un tessuto
sociale individualista e cieco di fronte alle risorse disponibili, fatto soprattutto di gente impegnata a prendersi cura esclusivamente delle proprie “cose“, chi attraverso il linguaggio della politica, chi attraverso la ricerca di canali di conoscenza e clientelismi per sistemare i propri cari, facendo appello a quel politico o a al funzionario pubblico di turno.

Ma queste vicende le conosciamo bene, anche se i fatti sono ancora lontani dal risolvere l’antica ma attualissima “questione meridionale”, visti i risultati.

Digitando Mesagne, mi sono trovata davanti una serie di siti che la citano, sui quali si danno le informazioni inerenti all’attualità della vita cittadina. E ho ritrovato anche un carissimo amico, Giovanni Guarini.

Così i ricordi mi hanno portata indietro di circa un decennio, alle mie ultime elezioni a Mesagne, a cui, tra l’altro, partecipai attivamente. Fu, tutto sommato, una bella esperienza alla cui causa cominciavo a crederci. Ma tutto finì li, per me.

La cosa più bella che ricordo è il risveglio che viveva in quel periodo la nostra città, sempre un pò sornione e monotona. Si scopriva una vivacità che non aveva eguali in altri momenti: manifestazioni di coscienze sociali, iniziative, proposte, eventi; una vera festa tra il
politico-culturale e il folkloristico, che si protraeva per settimane con gli altoparlanti che ad ogni ora scandivano un appuntamento da non perdere con personalità pubbliche o qualche importante autorità locale.

Chissà se c’è ancora quell’atmosfera oggi. Non lo so. L’unica certezza che mi è data entrando nel sito in cui si parla delle elezioni, che c’è una rosa di papabili candidati a sindaco. Peccato non aver trovato uno spazio dove si possano esprimere delle considerazioni pubbliche un pò più ampie, dati gli strumenti a disposizione.

Ciò che voglio dire è che dai nomi mi pare che non ci siano delle grandi novità, anzi c’è qualcuno che ai miei tempi era già fuori e che sembra sia stato “riesumato”.

La mia convinzione, resa più forte dal quadro trovatomi di fronte, è che il tempo in quell’angolo di mondo si sia fermato. Mi sembra che non ci sia stato alcun avanzamento da nessun punto di vista, a parte qualche centro commerciale di troppo piazzato in mezzo agli ulivi e i ragazzini che sembrano usciti dal “Grande Fratello”. Ma questa è un’altra storia.

Il problema, secondo il mio modesto parere, è che chi occupa un posto nella politica (nel piccolo di una realtà di paese, come nel grande di un contesto nazionale) difficilmente si schioda per permettere di sperimentare con il ”nuovo“ la possibilità del miglioramento sperato, ma
non ancora ottenuto.

Tra l’altro, il continuo e persistente spopolamento per via della già citata “questione meridionale” nega la possibilità di avere un’alternativa alle figure ormai storiche della politica locale ai quali, visti gli scarsi risultati ottenuti, sarebbe legittimo suggerire di rivolgersi ad altre attività.

Forse non ci si rende bene conto delle difficili condizioni di quella realtà, da cui ho dovuto andar via, ma che emotivamente mi sento di appartenere ancora.

Sicuramente bisogna riconoscere che il contesto generale in cui si muove una città come Mesagne è difficile, ma forse si potrebbe fare qualche sforzo in più.

Questa mia lettera aperta non ha alcuna pretesa, forse serve a me stessa per sfogare la piccola rabbia che mi porto dentro; garantisco che non sono l’unica a provarla: con me c’è un esercito numeroso, quello che fluisce lungo le autostrade creando le code durante i ponti e gli esodi estivi.

La mia è una “voce” tra le centinaia di migliaia, che non hanno scelto di essere su quell’autostrada diretti in quelle città dove, sebbene gli è stato riconosciuto quel diritto negato, si sentiranno sempre un po’ estranei.

Mi piace pensare che ogni candidato o candidabile sindaco, leggendo, che sia l’imprenditore un po’ sfruttatore, o l’impiegato pubblico che si è fatto “mantenere” dallo Stato, o il politico nato che si è guadagnato la posizione col clientelismo, o il professionista che per avere i consensi fa leva sulla sudditanza dei propri clienti o assistiti, o l’intellettuale populista per cui la parola popolo è solo un ideale studiato sui libri di storia, percepisca per un attimo, il tempo di questa lettura, la concreta condizione della realtà in cui chiede di operare, placando i miseri litigi da “comare” per la
“poltrona”, i pensieri di gloria e qualsiasi causa personale e guardi alla gente che soffre per i figli portati lontano dalle necessità, con tutti i disagi connessi, solo perchè non sono stati in grado di trovare il giusto “sponsor”, come è successo a me che, forse, l’amore per la mia appartenenza mi ostinerebbe ancora a cercare.

Sarebbe sbagliato, e questo dovrebbero capirlo i politici e gli elettori, vittime e carnefici al tempo stesso: bisogna svegliare quella coscienza che allarga gli orizzonti oltre le proprie mura e opporsi a chi ostacola le iniziative pulite e costruttive. Per ogni figlio che si salva, quanti devono ancora pagare?

La mia pausa è finita, torno a lavorare e auguro anche a voi un cosciente buon lavoro.

Lettera Firmata

RINGRAZIAMO VIVAMENTE ROSY, E LE INVIAMO UN SALUTO TUTTO "MESAGNESE".. CONDIVIDIAMO QUASI TUTTO DI CIO' CHE DICI, MA SIAMO COMUNQUE MOLTO FIDUCIOSI NEL DOMANI. FORSE SAREMO DEGLI ILLUSI, MA CREDIAMO CHE NON BISOGNA ARRENDERSI, MAI.
posted by segreteria Dc @ 10:52  
mercoledì 21 novembre 2007
Onorevole Cento, un po' di pudore
Lettera al sottosegretario dell'Economia

di don Carlo Velludo*

Mi presento: sono uno di quegli "imprenditori" entrati nel mirino suo, sottosegretario Cento, e di alcuni altri suoi colleghi, comprensibilmente preoccupati di salvare l'Italia dal fallimento economico cui la Chiesa cattolica la sta condannando. Non faccio l'imprenditore per scelta, ma per caso. Io ho scelto di fare il prete, ma nella parrocchia dove ora sono c'è una scuola materna, ed io ne sono diventato fatalmente il presidente.
Leggendo i giornali e ascoltando le allarmate dichiarazioni di taluni di voi politici, credo che non pochi italiani si stiano convincendo che la Chiesa cattolica gode di innumerevoli e immotivati "privilegi", tra i quali l'esenzione dell'Ici. E così anch'io, in qualità di legale rappresentante della parrocchia, proprio grazie anche a queste imperiose valutazioni ripetutamente espresse, mi vado convincendo che sto derubando e impoverendo l'Italia: la scuola materna che gestisco non paga l'Ici. Ebbene sì, il sottoscritto (e conseguentemente anche la Chiesa cattolica) si sta arricchendo alle spalle della comunità civile, grazie ai "privilegi" che ricevo sottoforma di esenzioni, oltre a "copiosi" contributi statali, regionali e comunali. Non starò a dirle come io mi senta dinanzi a coloro che proprio non hanno un privilegio alcuno, come i parlamentari che, obtorto collo, vivono in totale ossequio alle leggi che li costringono (poveri loro) a percepire appena "28 mila euro lordi al mese, che maturano un vitalizio che è cumulabile con la pensione maturata nell'attività di provenienza il cui importo, però, non è correlato con quanto hanno versato" (cito da una domanda all'onorevole Letta su "Avvenire" del 24 agosto 2007, a pag. 10).
La mia scuola quest'anno, come tutti gli anni d'altra parte, ha dovuto più volte "batter cassa" e chiedere un finanziamento alla parrocchia (a se stessa quindi), e non certo alla collettività cui tutto sommato appartengono i figli che ospitiamo, per poter pagare gli stipendi, in quanto i "privilegi" di cui saremmo ricchi (e che dovrebbero esserci tolti) non riescono a coprire le spese vive del servizio. Questo però la stampa non lo scrive, perché lei onorevole Cento e i suoi colleghi parlamentari non lo dite, impegnati come siete a mostrarvi paladini della laicità e difensori delle classi più povere, quelle che in un anno di lavoro non guadagnano quanto il vostro stipendio mensile e che risultano impoverite non certo da questo ma dai privilegi della Chiesa cattolica. Ora però non è a tema lo stipendio dei parlamentari, si parla dei "privilegi" della Chiesa cattolica, e quella sua, onorevole Cento, appare ahinoi una battaglia giusta, perché i privilegi vanno giustamente abbattuti. E allora, che cosa augurarle, onorevole Cento? Che vinca la sua battaglia, anche se questo dovesse far chiudere le scuole d'infanzia parrocchiali, colpevoli di far risparmiare alla collettività troppi soldi rispetto a quanto la collettività spende per gestire analoghe strutture; che gli oratori parrocchiali e le case alpine dove si fanno i grest e i campi scuola per i ragazzi paghino un'Ici doppia, perché quell'attività "commerciale" così redditizia qual è la costruzione di un uomo, è giusto che sia adeguatamente tassata.
Onorevole, mi raccomando, non si fermi però a queste poche "conquiste" davvero sociali, e spinga a fondo l'acceleratore. Giacché c'è, perché non promuove una ulteriore breccia di Porta Pia, così da incamerare nuovamente tutti i "beni ecclesiastici", requisendo oratori, scuole, case alpine che stanno rendendo così ricca la Chiesa? Quando avrà conquistato questi beni, per fare equivalenti servizi, sicuramente lei pagherà l'Ici e stipendi adeguati ai suoi nuovi dipendenti. A lei, d'altra parte, con i suoi 28 mila euro mensili, dovrebbe risultare un tantino più semplice che a me, con i miei 1.009,59 euro mensili. Ma forse, in quel caso, l'Ici non sarà più una tassa dovuta, perché il servizio assumerà finalmente la sua propria rilevanza sociale, e sarà plausibilmente giusto che non venga tassato. E così anche i costi di gestione verranno messi a carico della collettività, proprio per la riconosciuta e indiscussa funzione dell'opera, e lei non dovrà veder impoverito il proprio stipendio mensile.
Con sincerità le dico che mi piacerebbe sedermi accanto alla sua scrivania di gestore di una scuola dopo che questa si è "svenata" per ottemperare a tutte le richieste che la messa a norma dell'edificio richiedeva al fine di ottenere e mantenere la "parità", e vedere come se la cava quando i contributi promessi non arrivano o arrivano decurtati anni dopo. Sapendo tuttavia che per ora questo è un "privilegio" che mi resta accollato, come cittadino italiano che deve mandar avanti un'azienda con dipendenti regolarmente assunti e percepisce uno stipendio mensile di 1.009,59 euro, vorrei almeno essere esentato dall'altro "privilegio" di dovermi privare di due anni di stipendio per pagarle una sola mensilità e sentirmi offeso poi dalle sue dichiarazioni. Sì, onorevole Cento, abbia almeno il pudore di non coprire di menzogne chi le concede di ritagliarsi un così esagerato stipendio, permettendole anche di continuare a legiferare privilegi a proprio favore.
O anche questa richiesta è un "privilegio" che vorrebbe negarmi?

parroco di Santa Maria del Sile, Treviso
posted by segreteria Dc @ 20:05  
Roma, XX Congresso cittadino
posted by segreteria Dc @ 17:20  
Libertas, la vicenda infinita di un simbolo e di una storia
A qualche giorno dall’approvazione al Senato della Legge Finanziaria, mentre tutte le formazioni politiche, nessuna esclusa, si dicono soddisfatte per il contenuto della manovra, il Partito di Giuseppe Pizza, la Dc, celebra lo stralcio di un articolo che, se fosse passato, avrebbe di fatto impedito agli eredi della Democrazia Cristiana di utilizzare lo storico simbolo dello scudo crociato. Ha qualcosa da aggiungere sull’argomento l’ufficio politico del Partito, attraverso l’Onorevole Ugo Grippo.

D.: Avete superato un grande ostacolo ottenendo lo stralcio dell’art. 18 bis della finanziaria che vi avrebbe privato del simbolo dello scudo crociato e della denominazione “Democrazia Cristiana”.


R.: Certo dobbiamo essere grati in primis al Presidente della Repubblica e poi a quelle forze politiche che hanno ritenuto sostenere le nostre buone ragioni stralciando un articolo aggiuntivo che, per la mia lunga esperienza parlamentare, ritengo anche non pertinente nella finanziaria anche se giustificato da una modesta posta di bilancio.
Detto articolo, per quanto ci riguarda, era in palese violazione con la carta costituzionale, avrebbe determinato non pochi conflitti di competenza. Difatti il tribunale di Roma con sentenza esecutiva del 25/09/2006, confermata successivamente anche dalla Corte d’Appello del 29/01/2007 ha stabilito che l’uso della scritta “Democrazia Cristiana” e del simbolo dello Scudo Crociato con la scritta “Libertas” può essere utilizzato solo dal nostro Partito, vietandone l’esposizione a qualsiasi altra formazione politica.

D.: Ma si dice che all’U.D.C. ed alla Democrazia Cristiana per le Autonomie che fa capo all’On. Rotondi non sia stata mai notificata tale sentenza e che non si sia mai avviata la procedura di sequestro del simbolo e della scritta Democrazia Cristiana.


R.: Non mi risulta. Ho più di una volta ufficialmente posto tale domanda ai responsabili del Partito (segretario amm/vo e politico) e mi è stato confermato che tali procedure erano state messe in atto.


D.: Ma veniamo alle questioni più politiche.
Si dice che dopo la negativa esperienza vissuta nel centrosinistra, avendo dato a Prodi circa 80.000 voti nella ultima competizione elettorale politica consentendogli di vincere, non abbiate avuto alcun riconoscimento ed ora dopo aver ribadito negli organi di Partito la rottura definitiva con il centrosinistra vi apprestiate nuovamente a ritornare sotto il manto protettivo di Prodi, tramite il vostro tutore Angelo Rovati e l’On. Mastella.

R.: A me non risulta che la Democrazia Cristiana abbia un tutore. Rovati è un amico del Segretario Pizza e basta!
Se dovessi immaginare che il Partito fosse sotto tutela di chiunque non esiterei a dimettermi. Per quanto riguarda la linea politica noi restiamo, come abbiamo ribadito in tutte le sedi (Ufficio politico, Direzione e Consiglio nazionale), sostenitori di un centro democratico, qualora venga modificata la legge elettorale con un ritorno alla proporzionale reintroducendo il voto di preferenza, ricercando alleanze con quei partiti che si riconoscono nel P.P.E.. Qualora la legge non dovesse subire modifiche la Democrazia Cristiana non si schiererebbe più con il centrosinistra.



D.: Quando parlate di centro cosa intendete dire?

R.: Quando parliamo di ricostituzione di un centro intendiamo fare riferimento ad una iniziativa diretta a produrre un nuovo blocco sociale e politico sostitutivo di quello liquidato nel 1994.
Ciò significa che non è pensabile parlare di centro senza pensare che una precondizione indispensabile sia l’aggregazione di forze sociali e politiche, popolari e riformiste, laiche e cattoliche.
Un movimento civile dei cattolici può dar vita ad una terza esperienza organizzata dopo quella popolare di don Sturzo e della Democrazia Cristiana di De Gasperi. La costituzione di un nuovo blocco sociale e politico deve essere necessariamente legato ad un uovo modello di sviluppo con i principi più autentici delle libertà individuali e sociali, fornendo una prospettiva per le giovani generazioni, individuando nuovi percorsi per le istituzioni della solidarietà.


D.: Quando parlate di partito di cattolici, parlate di un partito subordinato all’autorità ecclesiastica?

R.: Niente affatto. De Gasperi sostenne fin dalla sua nascita che la D.C. dovesse essere un partito politico, laico e aconfessionale e quindi autonomo dalla Gerarchia, antifascista e democratico che accettasse le libertà moderne e la democrazia fondata sul suffragio universale.
Ma sui principi cristiani che caratterizzarono la fondazione della D.C. e che lungo la strada forse anche per il lungo esercizio della gestione del potere nel Paese, si affievolirono sempre di più. Avremo occasione di ritornarci in altra occasione.

Articolo dell'On. Ugo Grippo dal quotidiano "Idea Democratica" del 20 nov.07
posted by segreteria Dc @ 11:52  
Smonta il bullo

Il ministro alla Pubblica Istruzione Fioroni con la t-shirt della campagna 'Smonta il bullo'

Osservatori regionali permanenti, un numero verde nazionale, un sito internet, una massiccia campagna di informazione e sensibilizzazione, sanzioni più severe e percorsi di recupero. Sono questi i punti salienti del pacchetto del ministero dell'Istruzione contro la violenza a scuola. Si intitola "Smonta il bullo," ed è costato due milioni di euro.”
Proprio da questi due milioni di euro, bella cifra, si dovrebbe partire perché i contenuti dell’iniziativa, certo lodevole, non ci pare che al momento siano sufficientemente definiti né definibili. Tra numeri verdi, osservatori regionali e compagnia cantando ci si muoverà, sembra di capire, cercando di ‘informare’, di ‘approfondire’, di ‘sensibilizzare’. Noi ‘apprezziamo’ ma aspettiamo anche a pie’ fermo che dalle parole si arrivi a fatti che, visivamente, non siano solo le buone intenzioni ‘grafiche’ di qualche scuola di volenterosi.
Il primo risultato pratico, il sito internet www.smontailbullo.it, ancora vuoto di contenuti e in evidente ‘costruzione’, ci sembra graficamente inadeguato. Una specie di kinder division 'acqua e sapone', ben al di sotto di qualsiasi aspettativa progettuale. Al di sotto soprattutto di quei due milioni di euro di cui parlavamo all’inizio e che dovranno essere monitorati e verificati perché non si trasformino in una storia già vista.
posted by segreteria Dc @ 09:58  
martedì 20 novembre 2007
PIZZA: «Case e Simbolo DC sono nostri»
«Casini e Cesa dovranno rinunciare, nel simbolo dell’Udc, allo scudocrociato. Quanto a Rotondi, si inventi un altro nome». Giuseppe Pizza, 58 anni, consulente aziendale per professione e democristiano per vocazione - è stato segretario nazionale dei giovani negli anni 70, - cita la sentenza 19381 emessa dalla Terza sezione civile del Tribunale di Roma. Tre cartelle per dire che la Balena Bianca ritorna a casa. Quella di sempre.
Pizza, lei è il segretario politico. Ci spiega questa storia dall’inizio?
«Quando la Dc fu sciolta da Martinazzoli, nel ’94, con un Consiglio nazionale, trasformandola nel Partito popolare, un gruppo di noi si oppose e iniziò una battaglia giudiziaria, promossa dall’ex segretario Piccoli».
Dodici anni dopo la sentenza. Che cosa dice?
«Primo, che la Dc non è mai stata sciolta perché in base allo statuto e al Codice civile avrebbe potuto farlo soltanto il Congresso e non un Consiglio nazionale».
Il secondo punto?
«Il Partito popolare non è l’erede della Dc, ma un soggetto autonomo che con essa non ha nulla da spartire».
Quindi?
«Non può disporre del nome, del simbolo e del patrimonio dello scudo crociato».
Patrimonio che all’epoca dello scioglimento consisteva in…?
«In 517 immobili, anche di grande pregio. Di cui il Pp, pur essendo non dominus, ha disposto in buona parte - cedendone alcuni alla Cdu di Buttiglione - per un valore all’epoca di un migliaio di miliardi».
Compravendite che quindi oggi verrebbero a decadere?
«Certo, dal momento che non ne avevano la disponibilità».
E il terzo punto della sentenza?
«Riconosce al partito, di cui sono segretario, e che peraltro ha sede in Piazza del Gesù 46, la continuità politica e giuridica della Dc di De Gasperi. A ulteriore conferma ricordo che fu proprio il nostro presidente, l’avvocato di Caltanissetta Giuseppe Alessi, ex senatore, 102 anni splendidamente portati, a scegliere il nome e a disegnare il simbolo. E che nel suo studio, il 16 dicembre 1943, nacque la Dc, fondata da lui, dal senatore Albisio e dall’onorevole Bernardo Mattarella, entrambi allievi di Don Sturzo. Furono loro a donare nome e simbolo a De Gasperi».
Quindi vi ritroveremo alle elezioni?
«Ci eravamo già alle ultime politiche, in cui abbiamo appoggiato il centrosinistra portando a casa 150mila voti e un senatore, Pietro Fuda.».

Guido Mattioni - Il Giornale
posted by segreteria Dc @ 18:28  
DOCUMENTO DELL'UFFICIO POLITICO DEL 20/11/2007
L’Ufficio Politico della Democrazia Cristiana
Riunito a piazza del Gesù, 46
sotto la presidenza del Segretario Politico Giuseppe Pizza


VALUTA positivamente le dichiarazioni rese dall’On.le Silvio Berlusconi nel corso della Conferenza Stampa del 19 novembre 2007, in relazione alla fine del bipolarismo, al ritorno al proporzionale puro e al riferimento ai valori fondanti del Partito Popolare Europeo.

AUSPICA che nella riforma della Legge Elettorale venga reintrodotta la preferenza, unico mezzo per la costruzione di una classe dirigente all’altezza delle sfide di cui il paese ha bisogno.

RINNOVA il mandato alla Delegazione al fine di stabilire eventuali modi di collaborazione tra il nascente Partito e la Democrazia Cristiana, nell’esaltazione dei valori e dei programmi che rappresentano i principi racchiusi nello storico simbolo dello scudo crociato.
posted by segreteria Dc @ 18:27  
Caccia al simbolo. Stop della Dc: solo accordi tecnici
Caccia al simbolo. Stop della Dc: solo accordi tecnici
Giuseppe Pizza è il titolare dello scudocrociato a cui l’ex premier ambisce. Oggi riunisce l’ufficio politico.

Il simbolo è quello dei Circoli della Libertà di Michela Vittoria Brambilla, ha cambiato solamente la scritta in “Il Popolo delle libertà”. Ma Silvio Berlusconi si accontenterà di questo marchio ? Oppure, come insistentemente si ipotizza, punta a qualcosa di più storico, quindi riconoscibile a tutti ?
Secondo la seconda ipotesi, il Cavaliere potrebbe avere in animo di conquistare il marchio dello scudocrociato. Proprio quello della Democrazia Cristiana che oggi, dopo molte vicissitudini giuridiche (tutto ha inizio nel ’94 dallo scioglimento della Balena Bianca), è nelle mani di Giuseppe Pizza, calabrese, che nell’agosto scorso, ne ha ottenuto la legittima proprietà con ordinanza della Corte di Appello di Roma. Pizza non vanta elezioni in Parlamento, ha però ri-seminato la storia dello scudocrociato con l’intento di rimettere insieme quel consistente arcipelago dc che è passato in Forza Italia, più in generale nella Cdl. Pizza pensa alla Democrazia Cristiana per le Autonomie di Gianfranco Rotondi, all’Udeur di Mastella a Lombardo, Scotti, Pomicino e soprattutto all’ Udc di Casini per “assestare il colpo mortale al bipolarismo truffa”. Ovviamente gli interessati si dicono disponibili a discutere del progetto, ma ognuno ritiene che debba essere Pizza ad aderire ai rispettivi movimenti e partiti, non l’inverso. A scompaginare anche queste trattative, dopo averlo fatto nella Cdl, potrebbe averci pensato Berlusconi. Proprio alla vigilia di Ferragosto, come riportava “Libero” di Vittorio Feltri, il Cavaliere aveva fatto partecipe della sua idea il “proprietario” del marchio Dc. La risposta arrivò a stretto giro con il sapore di smentita: “è una bufala estiva, fantasiosa e offensiva” dichiarò Pizza stizzito per la voce secondo la quale Berlusconi era pronto a staccare un assegno per impossessarsi del marchio. E per mettere in chiaro le cose, lo stesso Pizza, aggiunse che la Dc è il Partito di chi le vuole bene, non appartiene a nessuno, tantomeno a me”.
Ora, si torna a parlare dell’accostamento Berlusconi-Dc. Anche se tutti smentiscono, non è un caso che proprio questa mattina sia stato convocato l’ufficio politico dello scudocrociato per discutere della nuova iniziativa di Berlusconi. All’appuntamento ci sarà anche quel Giorgio Carollo che, “licenziato” da Forza Italia per forti contrasti con il governatore veneto Giancarlo Galan, prima ha fondato il Movimento Veneto per il PPE, poi ha siglato un accordo con Pizza, diventando notabile della Dc. Prima di esprimere un parere, Pizza ha atteso la conferenza stampa di Berlusconi. Poi, ha espresso “viva soddisfazione” per quanto detto dal leader di F.I. Che, a suo dire ha toccato “tre punti qualificanti: la presa d’atto del fallimento del bipolarismo; il ritorno al proporzionale puro ed il riferimento ai valori ed agli ideali del Partito Popolare Europeo”. Guarda caso, sottolinea il Dc, “gli stessi elementi che hanno caratterizzato, fino ad oggi la nostra battaglia politica. Su questa base è possibile ricostruire nuovi rapporti politici in grado di dare risposte adeguate ai gravi problemi del Paese”. Bene, “ma non siamo in vendita” precisa Raffaele Grazia, Commissario veneto del Partito.

Articolo dal quotidiano “Il Gazzettino” del 20 nov. 07
posted by segreteria Dc @ 16:26  
lunedì 19 novembre 2007
E adesso? Adesso la DC torna a volare!
....Nel frattempo la DC di Pizza è cresciuta in tutta Italia, negli areoporti cartelloni pubblicitari dicono che “La Dc torna a volare”: è in corso la campagna congressuale. Ovunque si riaprono sedi, ovunque fioriscono le adesioni, ovunque c’è la fila degli insoddisfatti di turno (ex Margherita, Udc, Forza Italia, i vari spezzoni democristiani ecc.), nonché l’interesse di ambienti vicini a Gerardo Bianco, Savino Pezzotta, le aree del sindacato e della cooperazione cattolica, per imbarcarsi all’ombra dello scudo crociato. Insomma la Balena bianca si è rianimata. Di qui il colpo di scena finale di Berlusconi. Dopo aver dato il benservito all’”usurpatore” Rotondi insediatosi capo del piccolo spezzone neodc, il Cavaliere ha gonfiato il petto al grido “moderati di tutte le contrade e di tutti i colori unitevi”. Quale miglior rifugio di quello dello Scudo Crociato? Una ammaliante sirena, per tanti ex dicì, sparsi nei due poli. Anche per i tanti insoddisfatti della supremazia DS, oggi nel PD. Un forte richiamo per milioni di elettori delusi e insoddisfatti. Il segretario Pizza gongola. Tanta pubblicità gratis e tanto interesse non se lo sarebbe mai aspettato. Giura, il professore perbene sempre democristiano doc, che la DC non è in vendita. Ma nella storica sede di Piazza del Gesù già nei giorni scorsi si parlava di elezioni future, di alleanze future. Sempre più lontani da Prodi, sempre più vicini, anche se distinti, da Berlusconi. E adesso? Adesso la DC torna a volare. Basta solo dire sì al Cavaliere.

Massimo Falcioni
Quotidiano online Affari Italiani del 19/11/2007
posted by segreteria Dc @ 16:48  
domenica 18 novembre 2007
Lo Scudocrociato vale fino al 3%

Dal due al tre per cento come base di partenza. Ecco quanto vale il ritorno a tempo pieno dello Scudocrociato sulla scheda elettorale. Voti, avvertono i sondaggisti, che comunque non sarebbero decisivi, visti i rapporti di forza tra i due schieramenti: restano dieci, in media, i punti di scarto a favore della Casa delle Libertà. «L'effetto Veltroni non c'è stato». Voglia di centro. «Di un grande partito popolare, cattolico e moderato», spiega Alessandro Amadori, amministratore delegato di Coesis research. «Sarà per la nostalgia, o per la delusione verso la nuova politica, ma un fatto è certo: se la Dc tornasse davvero in auge, lo spazio sul mercato elettorale c'è».
Potenzialmente lo Scudocrociato vale due punti percentuali. Che corrispondono, quantifica Amadori, «da un minimo di 800mila ad un milione di voti». E questo, avverte, sarebbe solo il risultato figlio dell'effetto simbolo. Se al logo la ricostituita DC aggiungesse un programma di ampio respiro e un leader forte, allora il nuovo-vecchio partito potrebbe fare la differenza». Motivo: la delusione degli elettori per i partiti della Seconda repubblica e la conseguente rivalutazione di quella che Amadori chiama la competenza politica» dei protagonisti della Prima repubblica. Basti pensare che il gradimento di uomini politici come Giulio Andreotti o Ciriaco De Mita è più alto oggi che quindici anni fa.

(dal quotidiano LIBERO - articolo di TOMMASO MONTESANO)
posted by segreteria Dc @ 12:07  
DC, 3000 MANIFESTI PER IL RITORNO
DC, 3000 MANIFESTI PER IL RITORNO
Il revival della «balena bianca» test per le prossime elezioni

«A livello nazionale il nostro presidente ha ricevuto mandato di avviare il sequestro del simbolo»

La Democrazia cristiana è tornata. Quella vera, o meglio, storica. L’unica e sola con dotazione full optional, ovvero scudo crociato e scritta “libertas”. Riappare per urlarlo a gran voce, proprio quando avevano cercato di zittirla per sempre, espellendola dal registro speciale per la tutela dei simboli e dei contrassegni di partito. Lo “scandalo” verrà reso noto a partire da domani con l’affissione di 12.000 manifesti 100x70 nella sola Roma e 3.000 in Veneto. Riaccendendo i riflettori sulla balena bianca.

«Volevano uccidere il simbolo della Democrazia cristiana che si rifà a De Gasperi» arringa Giorgio Carollo attuale Veneto Ppe, ma che grazie all’accordo con la Dc di Giuseppe Pizza, alle prossime elezioni rappresentarà la “Dc Veneto”. Un’edizione straordinaria - come recita la cartellonistica - per spiegare che «la casta ha provato ad eliminare il partito istituendo un registro speciale di stampo poliziesco» legittimato con un articolo a margine della Finanziaria. Questo avrebbe elencato tutti i partiti degni di esistere, raggruppando solo quelli attualmente rappresentati in parlamento - e riconoscimento deliberato da almeno 90 giorni - con un costo per ciascuno di 5000 euro annui. Per quanto riguarda la progenie dell’ex Dc, sarebbero sopravvissute solo Democrazia cristiana per le autonomie e Udc, con tanti saluti alla Dc di Piazza e Carollo, esclusa dal parlamento. Questo, ufficialmente, solo per impedire confusioni di sorta. «Hanno provato a prenderci in giro sostenendo che i soldi dell’iscrizione sarebbero serviti per appianare il debito pubblico - sostiene Carollo - come se qualche centinaio di migliaia di euro bastasse. Invece non facevano altro che imbavagliare la democrazia, cancellando per sempre il simbolo della Dc dalla politica».
Per resistere all’oblio il tandem Pizza-Carollo aveva addirittura acquistato una pagina sul Corriere della Sera al fine di recapitare, alla modica cifra di 80 mila euro, il proprio appello direttamente al presidente della Repubblica, sollecitandolo a vegliare su quella stessa Costituzione che «la casta cercava di calpestare contravvenendo al principio di uguaglianza e libertà di associazione». Appello poi raccolto dallo stesso Senato che ha stralciato l’articolo. Così, dopo il tentato schiaffo in Finanziaria, lo spiraglio precedentemente aperto ai cugini del mondo cattolico, mettendo il simbolo «a disposizione di tutti quelli che amano la Dc» come dice Carollo, si è chiuso sulle mani di quelli che ormai sono solo rivali. «A livello nazionale è già stato dato mandato al presidente del partito di avviare la procedura di sequestro del simbolo - prosegue Carollo - Ora, l’affissione dei manifesti ci consentirà di raccontare come stanno le cose, riaprendo la discussione sulla Dc». Partono da qui le grandi manovre di riavvicinamento alla politica dei big: lo zoccolo duro della balena bianca si conta ancora in un 2% dell’elettorato che tanto fa gola a Berlusconi, non a caso primo a complimentarsi con Pizza per la memorabile prova di sopravvivenza. A gennaio partirà la conta con il tesseramento. «Siamo un partito di centro e non intendiamo entrare nella Cdl quanto piuttosto ad avere un legame con loro - conclude Carollo dopo il fallimento del sogno di mettere insieme tutti i volti della Dc - A livello locale siamo più interessati a una coalizione con le piccole realtà, a partire dal Pne. Alle prossime elezioni saremo pronti, anche in caso di politiche anticipate».

Articolo del "Mattino di Padova" del 14 novembre 2007 14/11/2007
posted by segreteria Dc @ 11:49  
venerdì 16 novembre 2007
CAMPAGNA PUBBLICITARIA DELLA DC ALL'AEREOPORTO DI FIUMICINO
posted by segreteria Dc @ 20:41  
Dichiarazione del Segretario Politico della Democrazia Cristiana Giuseppe Pizza
Il Senato della Repubblica ha respinto con un voto democratico e motivato il tentativo autoritario e interessato di alcuni rappresentanti della “Casta” di mettersi sotto i piedi il dettato della Costituzione, istituendo un registro dei partiti e dei simboli, che avrebbe chiuso in un recinto la vita democratica del Paese.
È assurdo che parli di moralità politica chi, ospite ed eletto in un diverso partito, pretende di rappresentare una fantomatica Democrazia Cristiana, nata surrettinziamente tra i vigneti dell’Irpinia nel 2004, contro l’unica riconosciuta con sentenza esecutiva del Tribunale Civile di Roma e ribadita dalla Corte d’Appello della Capitale.
La scelta del Senato fa anche giustiza dell’iposcrisia dei vertici dell’UDC.
La Democrazia Cristiana, rappresentata dal segretario Giuseppe Pizza, ringrazia per il ruolo dI garante della Costituzione il Presidente della Repubblica Napolitano, il Presidente del Senato Marini e i rappresentanti dei partiti che hanno impedito che si facesse scempio della Costituzione, introducendo un vulnus mortale nella vita democratica del nostro Paese.
L’italia ha ancora bisogno della Democrazia Cristiana e dei suoi valori, molto meno di quanti ne hanno usato il nome ed il simbolo e poi non hanno esitato a voltarle le spalle.
A nome di quanti hanno creduto e credono nel Partito che è stato di Sturzo e De Gasperi, esprimo la mia soddisfazione e l’impegno per costruire con le forze democratiche un Paese libero ed in grado di offrire ai giovani una prospettiva nella quale credere e riconoscersi.
posted by segreteria Dc @ 20:39  
MANIFESTO DC ALL'AEREOPORTO DI FIUMICINO
posted by segreteria Dc @ 20:32  
Articolo del Portavoce Dc, Guido Moretti
La proposta del leader del Partito Democratico Walter Veltroni ha aperto in maniera del tutto nuova il dibattito sulla riforma elettorale. Il primo dato che emerge è la presa d’atto del superamento dell’attuale deleterio bipolarismo elettorale che rende ingovernabile il Paese. Si torna a parlare di aggregazioni politiche e non più di meccanici schieramenti alternativi fondati sullo scontro personalistico. Le scelte della Democrazia Cristiana storicamente si sono mosse su due direttive ben precise: il diritto di scelta dei cittadini e la creazione di maggioranze politiche parlamentari accomunate da omogenee visioni sulla qualità della vita, sulla democraticità delle istituzioni e sulla collocazione internazionale dell’Italia. Lo sciagurato referendum di Mariotto Segni si arrogò il diritto arbitrario di cancellare questo enorme patrimonio in nome di una presunta moralizzazione della vita politica. Oggi abbiamo di fronte i tragici risultati di quel referendum nell’attimo in cui, lo stesso Segni ce ne propina un altro di proporzioni ben più devastanti. La Democrazia Cristiana segue con rinnovato interesse il confronto sulla ipotesi Veltroni pur rendendosi conto dell’urgenza di una scelta definitiva a favore del modello tedesco. Uscire dalle nebulosità è un dovere per lo stesso Veltroni se non vuole che tutto si risolva in salse miste chiaramente improponibili. Occorre coraggio e andare oltre l’ammissione del fallimento del bipolarismo italiano. Dicendo chiaramente che il sistema proporzionale è l’unico in grado di ridare voce ai cittadini e dignità alla politica. Noi continuiamo non solo a sostenere il proporzionale, ma anche l’esigenza di uno sbarramento mite che consenta a tutti i soggetti attivi di trovare rappresentanza in Parlamento.

Guido Moretti
Portavoce Nazionale DC

Tratto dal quotidiano "Idea Democratica" 16/11/2007
posted by segreteria Dc @ 20:29  
Il Grillo che fa il politico a noi non piace
L'altra sera ho trovato tra i DVD che non ero riuscito ancora a guardare quello di un filmino con Robin Williams del 2006, “L’uomo dell’anno”. Nulla d’eccezionale, anzi: divertente, ma sicuramente né dissacrante né tanto meno di “denuncia”… Detto questo, procuratevelo e guardatelo.
La storia è quella di un comico televisivo (alla Daniele Luttazzi, o meglio alla David Letterman) che dopo la “boutade” di volersi candidare alle presidenziali americane all’interno del suo spettacolo di soft-satira, si propone realmente come candidato indipendente e poi... Poi vedetevelo voi, e fateci sopra le dovute riflessioni: Riflessioni che Williams e Levinson (il regista) con buona probabilità non volevano stimolare, ma che in questo preciso momento, con la “discesa in campo” del Grillo nazionale, vi verranno spontanee e si riveleranno preziose a guardarlo e giudicarlo con altri occhi ed occhiali.
Ormai l’avete capito, il Grillo che fa il politico a noi non piace.
Per essere più precisi, a noi non piace per nulla la piega che negli ultimi quindici anni ha preso la società italiana, anzi ci fa schifo, ma in particolare il Grillo che si erge ad “arbiter elegantiorum” della politica tricolore, carico di veleno al sapor di populismo, fa rabbia e paura.
Si, paura!
Paura, perché è ora che ci rendiamo conto dei limiti, delle debolezze e dei pericoli che si ergono in un paese di fatto controllato dai media, e che ha perso i valori preziosi alla base della società, come ormai accaduto più o meno in tutte le cosiddette democrazie occidentali: in Italia non esiste più un ben chiaro confine tra la politica e lo spettacolo, tra le sedute del parlamento e le passerelle di “Striscia”, tra le parole, le idee di un leader politico e quelle di una velina in un salotto televisivo...
Paura, perché non sono i Rom “Il Problema” con la P maiuscola di questo paese, e perché dobbiamo prender coscienza che chi afferma che Internet è la vera democrazia (lo stesso Grillo che fin pochi anni fa apriva i suoi spettacoli sfasciando personal computer…) non ha capito un bel nulla di cos’è la democrazia, di cos’è Internet (e di come la rete può essere controllata, moderata, usata) e o ha perso la zucca e pensa di essere il messia (bisognerebbe fra l’altro avvertirlo che questo ruolo è già occupato da colui che egli chiama “lo Psiconano”), o è in cattiva fede, o entrambe.
Paura, perché in quello che Grillo dice, urla, vomita alle piazze piene di gente arrabbiata, c’è tanto, troppo populismo, e con il populismo non si risolvono le magagne di una società che va allo sbando perchè il modello sociale imperante e propinato dai media si basa sul nulla, su valori senza radici, su pensieri senza consapevolezza, su idee di un futuro immaginato che rinnegano il passato.
Paura, perché pur essendo consapevoli che non c’è per questa società miglior dittatura di quella della “non scelta” in cui oggi siamo già affogati tutti noi occidentali, quelle di Grillo sono generalizzazioni che portano ad aumentare ulteriormente le tensioni sociali, le contrapposizioni e la voglia di “Tanto peggio tanto meglio”, di “Piove, governo ladro!”.
Paura, perché certi artifizi mediatici di Grillo li abbiamo già visti quindic’anni fa gridati da Bossi e i suoi, ma alla fine si sono rivelati solo un placebo zuccherino utile a cambiare gli uomini sugli scranni, ma non il comportamento degli uomini sugli scranni.
Paura, e questo bisogna che qualcuno lo dica senza peli sulla lingua, perché populismo è sinonimo di fascismo, di peronismo, di stalinismo, di nazismo, di totalitarismo! È sinonimo di masse accecate dalla rabbia, dalla disperazione, dalla miseria, guidate dal pifferaio magico a spasso dove il pifferaio più desidera, come nei “due minuti d’odio” del 1984 di George Orwell.
Invece ci piacerebbe un Grillo (parlante e non urlante) che dicesse che la società italiana è alla frutta, e che è alla frutta perché gli italiani (noi!) ci siamo fatti frullare il cervello dai media che propongono una società “low profile”, “low cost” e “low work”, basata sui soldi ma senza il lavoro; su carriere folgoranti e successi facili ma senza competenze, istruzione e capacità; su diritti ma senza doveri; sulla libertà ma senza rispetto e responsabilità verso sé stessi, verso il prossimo, verso le future generazioni.
Ci piacerebbe un Grillo che fosse capace (e se lo vuole, lo è!) di parlare e di convincere che si deve ricominciare dall’impegno e dall’esempio, da noi che diventiamo consapevoli dei nostri diritti e doveri fondamentali, e che le cose le possiamo cambiare, ma solo piano piano iniziando dai rapporti che ci circondano e dall’eticità del nostro comportamento.
Non si cambia in meglio l’Italia portando da un giorno all’altro a Montecitorio i ragazzi di Piazza Maggiore: abbiamo visto troppi “rivoluzionari” (a destra e a sinistra) che hanno iniziato in maniche di camicia logora e che ben presto si sono abituati a pensare e fare secondo le logiche della grisaglia e della cravatta di cashmere.
Non si cambia l’Italia cambiando le persone che ci governano (bene o male), si cambia l’Italia solamente cambiando gli italiani... ed iniziando dalle piccole cose.
Chiudo con le parole di Robin Williams: “Un buffone non governa il regno, si prende gioco del re”.

Giovanni Guarini, commissario DC - Mesagne
posted by segreteria Dc @ 20:11  
Ordine del Giorno del Consiglio Nazionale del 9 novembre 2007
IL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
RIUNITO A ROMA IL 9 NOVEMBRE E PRESIEDUTO DALL’ON.LE ALESSI


APPROVA la relazione introduttiva del Segretario Politico Giuseppe Pizza;

APPROVA altresì, i documenti conclusivi e relativa alla linea politica della Direzione Nazionale del 19 ottobre 2007 e dell’Ufficio Politico del 29 agosto e 5 ottobre 2007 nonché dell’azione fin qui svolta dalla Delegazione incaricata;

DEPLORA il tentativo posto in essere di escludere la Democrazia Cristiana dalla competizione elettrorale attraverso l’inserimento di un articolo aggiuntivo alla legge finanziaria, in discussione al Senato, palesemente anticostituzionale, tentativo responsabilmente respinto dal Senato stesso;

RINGRAZIA il Presidente della Repubblica e le forze politiche che hanno dimostrato sensibilità in particolare il sen. Clemente Mastella ed il gruppo dell’U.D.E.U.R.

DA MANDATO al Segretario Politico, all’Ufficio Politico nonché alla Delegazione, appositamente nominata dall’Ufficio Politico di avviare le opportune trattative, nel rispetto della linea politica già definita, per le opportune alleanze, anche federative, nell’ambito delle forze che si riconoscono nel P.P.E., per assicurare alla Democrazia Cristiana una significativa presenza nelle future scadenze elettorali;

DELEGA la Direzione Nazionale ad approvare le sopracitate eventuali proposte nonché tutte le azioni coercitive e di legge per il recupero dei beni del Partito. Inoltre chiede al Segretario Amministrativo ad intraprendere le necessarie azioni legali per il sequestro dello scudocrociato all’U.D.C. e del nome della Democrazia Cristiana nel simbolo del movimento politico denominato “Democrazia Cristiana per le autonomie”.
posted by segreteria Dc @ 19:58  
Giovanni Guarini, denuncia lo stato di abbandono della Stazione ferroviaria

Il degrado in cui versa da tempo la stazione ferroviaria di Mesagne diviene l'oggetto di una nota che il coordinatore locale della Democrazia cristiana, Giovanni Guarini, ha inviato ai mass media al fine di denunciare lo stato di abbandono e pericolosità. "A Mesagne la stazione ferroviaria versa da anni in condizioni di totale abbandono e di degrado, nonostante le numerose segnalazioni di protesta da parte degli utenti del servizio.

Gli orari dei treni riportati sul tabellone sono aggiornati al 2005" precisa Guarini il quale aggiunge: "Al posto di una sala d'aspetto, uno scenario desolante accoglie il viaggiatore che si accinge a salire sul treno che collega la linea ferroviaria Brindisi-Taranto con portoni chiusi da inferriate con lucchetti, erbacce, obliteratrice inesistente, bagni rotti e sporchi, ovviamente inaccessibili e provvisti all'interno degli oggetti più impensabili, da un vecchio maglione a bottiglie di vetro vuote, centraline elettriche prive di protezioni di sicurezza con conseguente pericolo per la pubblica incolumità".

Ma non è tutto. "La cosa che stupisce - continua il coordinatore - è l'assenza di una biglietteria e di un capostazione, indispensabili per il buon funzionamento del servizio. Chi parte dalla stazione di Mesagne oltre a non usufruire di una sala d'aspetto non sa a che santo votarsi per poter reperire informazioni sugli orari e soprattutto, dove procurarsi i biglietti per partire. Il problema è che sono molti gli utenti del servizio: oltre ai viaggiatori occasionali, a dover fare i conti con questa situazione ci sono i lavoratori pendolari, e in particolare le centinaia di studenti universitari e delle superiori che lasciano il proprio paese per raggiungere i paesi vicini, Francavilla Fontana, Oria, Grottaglie, Brindisi, Lecce ecc. Molto spesso oltre a dover viaggiare in piedi, gli studenti devono munirsi altrove di biglietto per non incappare in una multa, alla luce della nuova normativa in vigore dal 17 settembre 2007 che prevede che i viaggiatori salgano sul treno muniti di biglietto convalidato, per non incorrere in sanzioni che vanno fino a 224 euro. Oltre al danno la beffa".

Guarini è come un fiume in piena: "La stazione fino a qualche tempo fa era munita di un Bar-tabacchi che sopperiva a sala d'aspetto, specialmente nelle giornate piovose invernali, oggi chi aspetta un treno si trova in balia di una decina di extracomunitari che frequentano il posto, non si capisce come e per quale motivo. Qualche mese addietro il passaggio a livello di via S. Vito era rimasto aperto mentre passava il treno. Era già accaduto al passaggio a livello di via Damiano Chiesa. Due tragedie sfiorate. Almeno per il momento".
A questo punto Guarini evidenzia alcuni progetti di rivalutazione della stazione che nel tempo sono rimasti nel dimenticatoio: "Nel lontano 2001 l'allora onorevole, Luciano Sardelli, Componente delle Commissioni Trasporti e Infanzia, eletto nelle fila di Forza Italia, fece della stazione ferroviaria un suo cavallo di battaglia, snocciolando un articolato progetto che vedeva la stazione di Mesagne come una sorta di metropolitana di superficie, collegando tra l'altro la Cittadella della Ricerca, dobbiamo ritenere che fu solo uno dei tanti slogan elettorali. Nel 2006 la Provincia di Brindisi annunciò il medesimo progetto, questa volta collegando oltre alla Cittadella anche il Centro Commerciale e l'Ospedale "Perrino" che ai tempi dell'onorevole Sardelli non erano ancora sorti, ed aggiunse che le fermate intermedie sarebbero state realizzate con fondi dell'Ente provinciale. Non si capisce bene che fine abbia fatto questo progetto, visto che non se ne sente più parlare. Mesagne nelle ultime consultazioni elettorali provinciali espresse 5 consiglieri, questo ci fa pensare, evidentemente, che utilizzano l'auto per recarsi a lavoro".
Nello scorso mese di agosto il Presidente dell'azienda delle Ferrovie dello Stato, nel corso di un'intervista pubblicata su di un settimanale nazionale, ha rilasciato alcune dichiarazioni allarmanti circa un futuro disimpegno per la rete ferroviaria salentina, considerata poco conveniente in termini di profitto; tali dichiarazioni forniscono un eloquente quadro di come a livello di azienda delle ferrovie statali e di governo regionale il Salento sia considerato alla stregua di una semplice periferia della Repubblica, a dimostrazione del fatto che il servizio pubblico offerto trova un limite nella politica aziendalistica, basata su una sospetta analisi costi benefici che ignora il gap degli investimenti, visione politica voluta e imposta da un demagogico governo nazionale "taglia costi" che evidentemente non ha come interesse il mantenimento dello stato sociale e dei servizi che pure costituzionalmente è chiamato ad assicurare al nostro territorio.
Il treno è per definizione il mezzo di trasporto vocato alla sostenibilità, in quanto pubblico e di basso impatto ambientale.
Da tempo si programma, con incerti risultati, l'auspicato trasferimento di quote crescenti del trasporto merci da gomma a rotaia, è evidente quanto il treno si da sempre mezzo di trsporto veloce, sicuro e ancora relativamente economico per i passeggeri, in particolare per categorie quali pendolari, trasfertisti, studenti ed è il legame con la propria terra di quanti lavorano lontano, è da sempre il mezzo privilegiato dalle classi sociali meno abbienti, dagli anziani, dai lavoratori. Lo è sempre di più anche da persone illuminate, che fanno della sostenibilità uno stile di vita, è in ogni caso componente fondamentale della qualità della vita di tanti di noi.
Per questo è intollerabile che mentre si combatte per la riduzione delle emissioni inquinanti e la Regione lavora ad un Piano della Qualità dell'Aria con disincentivi e penalizzazioni dell'utilizzo dell'automobile, Trenitalia pensi di poter tagliare importanti treni che collegano il Salento con il resto dell'Italia.
E' tanto più intollerabile per il fatto che della sostenibilità di questo mezzo di trasporto continuerebbero a beneficiare altri territori, ma non quello brindisino che produce l'energia che quei treni fa correre, rimanendo così di fatto il territorio che unicamente ne subisce gli effetti ambientali negativi.
Il taglio del trasporto passeggeri su rotaia è in generale un controsenso, ma dunque è addirittura inaccettabile a Brindisi, a maggior ragione dopo gli importanti investimenti per la elettrificazione e il radoppio della linea ferroviaria Bari-Lecce.
E' indispensabile che il Governo Nazionale e Regionale si facciano carico del fabbisogno di mobilità sostenibile del territorio brindisino e salentino.
Come Democrazia cristiana invitiamo i Ministri Bianchi e Pecoraro Scanio e gli Assessori Regionali Loizzo e Losappio ad un risolutivo intervento su Trenitalia.
posted by segreteria Dc @ 17:27  
Perchè bisogna rifare la Democrazia Cristiana?
De Unamuno ripudiava nel 1937, nella sua “Agonia del cristianesimo”, la denominazione di Democrazia Cristiana, osservando che Cristo non ha mai preteso dettare norme per il reggimento civile delle società umane.
Suo malgrado, dalla coincidenza di questi due grandi filoni ideali sono sorti, fino dalla rivoluzione francese, le dottrine cristiano sociale e democratico cristiana, e proprio da questa ultima nacque quel partito, la Democrazia Cristiana, che ha guidato per 50 anni il nostro paese verso lo sviluppo, certo tra alti e bassi, ma sempre con successo, ai primi posti al mondo, senza mai essere sconfitta democraticamente.
Ritornare adesso alla DC è possibile e finanche indispensabile, a condizione che si ammetta il fallimento dell’UDC, che ha mancato il suo principale obiettivo, la riunione in una casa politica comune dei democratici cristiani e di centro, mettendo i propri seguaci a margine della storia, riducendo a semplice espressione verbale le reminiscenze ideologiche e le passioni, che si sono andate spegnendo per opera dei suoi dirigenti.
Il partitino UDC, una miniscissione dopo l’altra, ha clamorosamente mancato di realizzare quel progetto, sottinteso dal suo stesso nome, né ha mai rappresentato un polo di attrazione per i democristiani della Margherita e dell’UDEUR di Mastella. Dopo avere neutralizzato le componenti ex CDU e DE e, perché no, anche molti recalcitranti ex CCD, la Segreteria Nazionale dell’UDC, in una sorta di conventio ad escludendum, ha marciato sicura verso l’eliminazione di ogni forma di democrazia interna, sancita da ben due congressi nazionali, noiosissimi, nei quali il Segretario è stato eletto per acclamazione. Non oso immaginare cosa accada nelle riunioni del Consiglio Nazionale.
Quindi è necessarioil ritorno della Democrazia Cristiana, quella vera. Per avere successo occorrono alcuni elementi fondamentali, primo fra tutti il possesso del simbolo scudo crociato e, va da se, la partecipazione del legittimo proprietario, una organizzazione democratica della vita di partito ed una scelta di campo chiara, che per la stessa natura dei democratici cristiani non potrà che essere il centro.
L’unico aspetto che io credo non debba preoccupare i padri rifondatori è quello dei contenuti programmatici, tanto sono ancora e più che mai attuali i valori della DC, professati con successo, e anche con qualche distorsione, fino al golpe di Tangentopoli, sintetizzabili in tre punti principali: libertà, solidarietà e mercato. Ritengo che proprio sul principio di libertà occorra approfondire quella negazione del rapporto di interdipendenza, evidenziato da Benedetto Croce, tra libertà spirituale e politica da una parte ed economica dall’altra, con il fine di mitigare le profonde ingiustizie sociali che si vanno generando proprio per la distorta interpretazione in economia, che a livello mondiale va sotto i nomi di neoliberismo, new economy, ecc.
I benefici della liberalizzazione del commercio, se a essa non si accompagnano misure che consentano la creazione di nuove imprese e nuovi posti di lavoro diventano altamente discutibili. I programmi di privatizzazione hanno avuto spesso effetti negativi, specie sui poveri. Hanno portato a privatizzare monopoli senza regolamentazione, e questi monopoli, benché hanno potuto dimostrarsi più efficienti nella produzione, si sono dimostrati perversi strumenti di sfruttamento dei consumatori; i prezzi sono di fatto aumentati.
Forse una Democrazia Cristiana così può essere l’unico organismo politico in grado di traghettare una parte del centro destra, appunto quella veramente di centro, una parte della Margherita e l’UDEUR, verso la costituente della sezione italiana del Partito Popolare Europeo.
La DC che immaginiamo deve riuscire là dove l’UDC ha fallito, deve saper richiamare a casa i democratici cristiani che non si identificano nei programmi neoconservatori, in quelli neoliberisti o in quelli neoriformisti, coloro che rifiutano ogni forma di nazionalismo ma sono fermamente convinti della ineluttabile attualità di quel principio ispiratore europeistico degasperiano e sturziano che ha avuto un ruolo così importante nella riunificazione dei popoli europei, che si erano sempre combattuti fino alla seconda guerra mondiale.
La DC deve affermare quei principi di stato sociale sostenibile e di economia di mercato regolata che i nostri padri avevano introdotto non perché erano buoni, fessi o spendaccioni, bensì perché sapevano che era l’unico modo per non farsi scoppiare in faccia, prima o poi, un sistema basato su profonde disuguaglianze, che per sua natura sarebbe stato destinato a generare conflitti sociali.
L’idea thatcheriana secondo cui il miglior modo per aiutare i poveri è aiutare i ricchi a moltiplicare il denaro, perché qualcosa finirà in tasca anche ai poveri per sgocciolamento (il famoso trickle down di reaganiana memoria), sta facendo i suo tempo, facciamoci trovare pronti, oppure i nostri figli guarderanno a questo periodo con lo stesso metro di giudizio che noi abbiamo dovuto usare nei confronti dei fallimenti delle economie pianificate di stampo sovietico
posted by segreteria Dc @ 13:08  
De Gasperi: Un politico che intese la politica come servizio

Il pensiero e l’azione di Alcide De Gasperi sono stati ricordati dall’Amministrazione comunale di Mesagne, assessorato alla Cultura, nel corso di un incontro-dibattito che si è tenuto presso l’auditorium del castello Normanno-Svevo, e al quale ha partecipato la figlia dello statista trentino, Maria Romana De Gasperi.
L’iniziativa, molto partecipata, si è conclusa con una visita della signora Maria Romana all’opificio di una cooperativa locale di circa trecento ovicoltori mesagnesi intitolata proprio ad Alcide De Gasperi, “un politico che intese la politica come servizio”.
Maria Romana ha raccontato De Gasperi uomo, marito e padre.
Porsi sulle tracce di un grande protagonista della storia contemporanea quale è stato Alcide De Gasperi, leader indiscusso del partito cattolico, significa collocarsi nella prospettiva del cattolicesimo democratico e da quest’angolo visuale rivedere i passaggi cruciali della storia italiana dell’ultimo secolo”.
Far conoscere il pensiero degasperiano ai giovani. In questo modo De Gasperi non sarà più un uomo solo, ma patrimonio comune a tutti. La sua traccia nella storia, non solo quella italiana, rivestirà tutto il suo significato, senza tradimenti, senza strumentalismi e senza incomprensioni. Tutti noi sentiamo un gran bisogno di tornare a riflettere sulla nostra storia per comprendere meglio i mutamenti intervenuti, e dare un senso anche alla presente congiuntura politica.
De Gasperi ricusò tutti gli estremismi e fu contro il fascismo che negava la libertà. Tolleranza, fraternità, solidarietà, sono parole che ritroviamo continuamente nei suoi scritti, nei discorsi, nei colloqui. Il suo centrismo non era solo una formula di equilibrio necessario e transitorio, ma una posizione di serietà politica e di giustizia nei confronti di una società pluralistica. Anche le riforme rispondevano ad un senso di giustizia e di fratellanza. Non più come il risultato di una lotta di classe ma di una voluta solidarietà.
L’unità dei popoli europei fu la sua ultima battaglia, la sua grande speranza. Guardò la politica italiana dall’Europa perché l’unico rimedio alle nostre rivalità storiche era dividere le esperienze e i programmi, e cercare collaborazione in ogni campo della scienza umana. Voleva che l’idea europea diventasse volontà dei popoli. Scrisse che “L’unità è una delle costanti della storia“.
Cercò di ricostruire all’Italia una nuova dignità, un volto pulito, un futuro sereno. Mantenne di fronte agli uomini e a Dio la fonte del suo spirito, la buona coscienza, la coscienza di aver operato per il bene di tutti e la speranza di essere ricordato come un uomo onesto e giusto. La sua fu una vita lunga non per il numero degli anni vissuti, ma per la varietà dei tempi che attraversò: due guerre, due imperi, due diversi Parlamenti, due popoli.

Giuseppe Messe
posted by segreteria Dc @ 13:05  
Creazione di embrioni uomo-animale a scopo di ricerca
La Democrazia Cristiana esprime grande preoccupazione in merito alla recente autorizzazione da parte della Hfea (Human fertilisation and embriology authority) inglese sugli esperimenti che prevedono l’inserimento di DNA umano in ovuli animali, per produrre cellule staminali.
Tali procedure, al di là di strumentali alchimie tecnico-lessicali, producono in verità ibridi uomo – animale!; infrangendo di fatto la naturale ed insuperabile frontiera dell’incrocio di specie diverse. Tutto ciò, pertanto, compromette ed offende irreparabilmente la DIGNITA’ UMANA.
La Democrazia Cristiana, proprio in ragione della originaria, immutata e non negoziabile tradizione di valori, fa sua la condanna della Chiesa espressa da Mons. Elio Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che definisce la creazione di embrioni uomo-animale a scopo di ricerca : “un atto mostruoso ed irragionevole contro la PERSONA UMANA”. La Democrazia Cristiana ritiene ora ineludibile e necessario che la Politica, assieme alla Comunità Scientifica, si mobiliti per porre ogni argine possibile di fronte all’assoluta immoralità di tale ripugnante pratica biotecnologica: dalle conseguenze disastrose ed imprevedibili!
posted by segreteria Dc @ 13:02  
Lettera aperta a tutti i cattolici democratici impegnati in politica

"Ci presentiamo nela vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi principi del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni identità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nella forza dell'organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici". .......Affermava don Luigi Sturzo.
L'Italia era divisa, in preda ad una deriva di valori che ne avrebbe compromesso la crescita, lo sviluppo, la modernizzazione. La nazione rispose positivamente come fa ogni volta quando si trova di fronte a seri e gravi condizioni.
Oggi, paradossalmente, ci troviamo nelle medesime condizioni del 1919 solo che nel nostro tempo dobbiamo combattere un nuovo pericolo: il relativismo, strana parola invocata ogni qual volta bisogna scardinare o negare i valori su cui la nostra società, e non solo la nostra, si basa. A questo si aggiunga la voglia di mantenere in vita, per dire vero solo di alcune potenti lobby, di un bipolarismo anomalo che, ha detta di tutti, va cambiato ma che, nei fatti, nessuno si appresta a modificare pena una campagna di diffamazione e di volgarità tale da evocare alcuni regimi più o meno recenti.
Cosa ha prodotto 15 anni di sistema bipolare? Nulla se non, forse, una stabilità ambigua dove tutto è immobilismo. Infatti, se è vero che qualche governo è durato l'intero arco della legislatura, è altrettanto vero che la mancanza di un disegno politico di alto respiro, essendo i due poli solo un agglomerato elettorale fatto o contro qualcuno o, semplicemente, per vincere le elezioni, ha causato una inattività frutto di veti da parte di formazioni che nulla hanno a che spartire con i compagni di cordata essendo distinti e distanti sia sui valori che sulle grandi scelte. Mentre, invero, coloro che per storia, cultura e tradizione, si ritrovano sulle stesse posizioni sono costretti, per una logica perversa, frutto di disegni studiati sulla testa dei cittadini, a stare su fronti opposti nel disagio costante e quotidiano.
E questo perché i novelli partiti e partitini italiani nascono non sulla condivisione di programmi e valori ma attorno a qualche figura carismatica, o presunta tale, con la consapevolezza che una piccola percentuale, da prefisso telefonico, può decretare la vittoria o la sconfitta elettorale di uno schieramento causa lo scellerato sistema elettorale cui siamo piombati in un determinato periodo storico che, senza dubbio e scevri da ogni sentimento di rivalsa o di rivincita, va riscritto politicamente se, realmente, vogliamo uscire da questa crisi strisciante fatta di negazioni e di accuse volte alla delegittimazione dell'avversario, ciunque esso sia.
Troppe volte, negli ultimi quindici anni, abbiamo scrificato la rappresentatività popolare, sale della democrazia, sull'altare di una falsa stabilità che non garantisce la governabilità, rimanendo la stessa in balia dei partiti che compongono la, coalizione vincente. Se a questo aggiungiamo, come si diceva, che la stessa è composta da realtà distinte e distanti sulla visione complessiva sia del modello di governo che di programma, va da se che è vero che si completa l'intero arco quinquennale ma nella completa inefficienza amministrativa e riformista ripiegando sulla quotidianità dell'azione senza la possibilità di attuare un progetto strategico di sviluppo. Questo anche a livelli amministrativi dove, con la elezione diretta dei Sindaci (vedi Incalza) e dei Presidenti di Province (vedi Errico), se da un lato si garantisce la piena consigliatura, dall'altro si spoglia, in maniera lampante, il ruolo dei Consiglieri che sono i rappresentanti delle popolazioni relegandoli a ruoli privi di ogni possibilità decisionale stante lo scollamento tra gli organi. Del resto sia i Sindaci che i Presidenti, da un lato sventolano la loro elezione diretta come un rapporto privilegiato tra gli stessi e gli elettori, dall'altro l'arma del ricatto del ritorno alle urne a seguito delle loro dimissioni. E il baratro tra i cittadini e le Istituzioni si fa sempre più largo e difficile da ricomporre.
Cosa fare allora.
Avremmo bisogno di un nuovo appello ai Liberi ed ai Forti, un appello rivolto a tutti coloro che, come noi, condividono gli stessi valori e le stesse idee, a tutti coloro che, fino a qualche anno fa, condivideva la stessa esperienza politica che, nel bene e nel male, tra poche ombre e molte luci, ha garantito lo sviluppo e la libertà della nostra nazione.
Un appello ad unirci sui grandi temi etici che sono il nostro biglietto da visita, la nostra carta d'identità e sui quali i due poli-farsa si sfaldano come neve al sole facendo risaltare tutte le contraddizioni interne.
Un appello a tutti coloro che si ritrovano nella nostra storia, nella nostra cultura, nella nostra tradizione ancorata ai valori, perenni, del Magistero Sociale della Chiesa.
Sappiamo che il lavoro di scomposizione e ricomposizione dei poli è un percorso lungo e difficile ma siamo altrettanto coscienti che c'è necessità che questo accada riportando la politica nei giusti binari, quelli universali dove non "un" ma "il" centro, formato dalla cultura democratico-cristiana e laico-liberale si contrappone ad una socialdemocrazia formata dalla cultura socialista e laico-radicale.
Noi ce la stiamo mettendo tutta. Affermava uno dei padri della patria, Alcide De Gasperi: "solo se uniti saremo forti, solo se forti saremo liberi". Facciamo si che i cattolici impegnati in politica tornino ad essere uniti per essere forti e quindi liberi. Deve essere un impegno, ma prima di tutto un dovere nei confronti del nostro futuro.

Giovanni Guarini
Commissario Democrazia Cristiana - Mesagne
posted by segreteria Dc @ 12:55  
L'Assessore Maurizio Piro, aderisce alla DC


L'ex "super" assessore agli Spettacoli, Sport e Turismo del Comune di Mesagne, Maurizio Piro, nella legislatura del sindaco Sconosciuto, lascia la lista civica "Patto per Mesagne" e fonda la Democrazia Cristiana. Va via sbattendo la porta e lasciandosi dietro uno strascico di polemiche con gli ex compagni di coalizione. La decisione è stata presa dopo settimane di attenta riflessione. Con lui si spostano diverse espressioni della lista civica fondata nel 2002 dallo stesso Piro.
L'ex assessore "iperattivo", ha inviato una nota di dimissione al "Patto per Mesagne" in cui, tra l'altro, si legge: "Una decisione sofferta per chi come me ha dato la vita nel 2002 alla lista civica a sostegno dell'amico Mario Sconosciuto candidato sindaco per il centrosinistra. Un ruolo politico e amministrativo quello svolto dal movimento, prezioso e impegnativo e che, secondo me, ha contribuito a migliorare la vita sociale ed economica del paese. Anche le amministrative 2007 hanno consegnato al movimento, grazie agli elettori, un risultato migliorato del 2 per cento rispetto le precedenti e con 10 candidati in meno. Ritengo, dopo lo scioglimento del Consiglio comunale, conclusa ed esaurita questa esperienza alla luce anche delle continue evoluzioni a cui la politica è chiamata a dare risposte. Evoluzioni che mi spingono a guardare il mio personale impegno da un'altra angolazione, ma portatore dei valori e ideali che da sempre hanno caratterizzato il mio impegno politico". Fin qui la nota di dimissioni scritta da Piro che lascia chiuso ogni possibilità di ripensamento. "Nel progetto della Democrazia cristiana, dietro lo scudo crociato, intendiamo convogliare quelle forze moderate che hanno bisogno di sentire intorno a loro i valori cristiani" spiega Maurizio Piro il quale aggiunge: "In questo momento siamo equidistanti da entrambi gli schieramenti politici anche se la nostra naturale collocazione non è certo a sinistra". Pensate di scendere in campo con un proprio candidato sindaco? "Ancora non lo sappiamo. Certo non escludiamo tale possibilità ma non è questo ciò che oggi ci interessa. In questi giorni stiamo aggregando diversa gente, anche uomini politici e giovani professionisti, per dare a Mesagne un vero partito di centro. Non inquinato da altre espressioni". Piro, quindi, spiega: "Non si può continuare a vantare meriti storici, ma bisogna farsi carico di dare risposte concrete ai nuovi bisogni che vengono dalla società. Vogliamo discutere sulla realtà che evolve rapidamente e che non aspetta i nostri indugi. Per i disoccupati, i giovani e meno giovani, i precari ma anche per le famiglie monoreddito, pensionati e persone sole. Per tutte le professioni marginali. Oggi arrivare alla fine del mese è una impresa ardua". L'ex iperassessore conclude: "Per i giovani le difficoltà non sono solo economiche. Rimanere anni senza la prima occupazione è cosa che incide sulle coscienze e causa quelle crisi morali le cui conseguenze sono sempre gravi e talvolta possono essere drammatiche. Oggi sentiamo il peso di una eredità difficile e di una fase storica irta di difficoltà ma nello stesso tempo entusiasmante".
posted by segreteria Dc @ 12:38  
venerdì 9 novembre 2007
Ritorna a Mesagne la DC
Apre a Mesagne una nuova formazione politica. E' quella della Democrazia Cristiana che trova in Giovanni Guarini, ex Patto per Mesagne, il suo commissario cittadino. La neonata formazione ha già svolto nei giorni scorsi incontri con diversi esponenti politici, di entrambi i poli, alcuni dei quali starebbero confluendo in essa. Tra gli ispiratori c'è anche l'ex assessore al Turismo, Maurizio Piro, che in questo modo lascia in maniera eclatante il "Patto per Mesagne", che è stato una sua creatura politica. A spiegare i motivi della scelta è lo stesso commissario: "La crescente conflittualità e la polarizzazione di interessi e microinteressi, rischia di ridurre la dialettica politica a un mero e squallido scontro di corporativismi localizzati, a una funzione di contrattazione sugli interessi immediati, e di mediazione dei conflitti, con la conseguenza di sfaldare sempre più la capacità di sintesi politica". Guarini sottolinea: "Oggi infatti la crisi della presenza politica dei cattolici democratici appare ancor più evidente in quanto non esprimono né una politica ispirata ai propri valori e nemmeno presenze sufficientemente rappresentative, in grado di tutelare e promuovere quei valori". Il commissario Guarini snocciola il suo progetto: "Con altri amici stiamo lavorando per ricostruire un Partito che sappia integrare un sistema di valori con una adeguata attrezzatura ideologica ed uno spessore di contenuti, quindi non un partito tecnocratico né senza ideologie ma nemmeno troppo ideologizzato. Un partito non di occupazione ma di incontro fra valori, che sia in grado di assumersi in ogni momento le proprie responsabilità e che non sia un partito di mera gestione del potere. Una rinnovata presenza dei cattolici democratici con un loro coerente progetto, non alternativo e chiuso ma certamente senza alcuna timidezza di confronto e di proposta. Lavoriamo per recuperare la diaspora democristiana per una forte presenza di Centro, di cui la Città ha urgente bisogno. Il ruolo decisivo della Dc nell´attuale fase politica è sotto gli occhi di tutti, ne siamo consapevoli soprattutto noi. La Dc rinasce".
posted by segreteria Dc @ 19:41  
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